Inizierà il primo luglio il processo che vede rinviati a giudizio per peculato e truffa 56 ex consiglieri lombardi, tre assessori della giunta, tra cui Romano Colozzi, l’ex presidente del consiglio regionale Davide Boni e l’ex consigliere Stefano Galli: tutti esponenti di varie forze politiche, dal Pd alla Lega.
L’accusa è di aver utilizzato, tra il 2008 e il 2012, fondi pubblici per spese personali.
La lista delle “spesucce” è parecchio eterogenea: si va dalle cene a base di aragoste alla più modesta piadina e nutella, all’acquisto di gratta e vinci.
Dei quattro che avevano chiesto il rito abbreviato, il gup di Milano Fabrizio D’Arcangelo ha condannato, per aver letteralmente “banchettato” con i rimborsi regionali, a due anni di reclusione il vice presidente regionale Carlo Spreafico (Pd) , Alberto Bonetti Baroggi (Pdl), che ha restituito alla Corte dei Conti la cifra contestata, e a un anno e mezzo Angelo Costanzo (Pd).
Assolti per “vizi procedurali” l’attuale deputato del Partito democratico Guido Galperti, gli ex assessori Gianni Rossoni e Mario Scotti e l’ex capogruppo del Pd Carlo Porcari.
Ha invece chiesto il patteggiamento per una pena non superiore ai due anni l’ex assessore Franco Nicoli Cristiani, già condannato nel 2014 con l’accusa di aver ricevuto una tangente di 110.000 euro per la costruzione della discarica di amianto di Cappella Cantone. La richiesta di Cristiani verrà valutata il prossimo 30 aprile.
Tra coloro che dovranno presentarsi davanti ai giudici, anche Nicole Minetti e Renzo Bossi, entrambi consiglieri regionali all’epoca dei fatti. Rinviati a giudizio anche membri dell’opposizione, come Chiara Cremonesi, Luca Gaffuri ed Elisabetta Fatuzzo.
P.M.
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