Gli studenti non possono esimersi dal frequentare le lezioni scolastiche così come i docenti non possono esimersi dal rispettare il calendario scolastico fissato annualmente dal Miur. Se ne desume che a ciascuno spetta fare il proprio dovere rispettando il ruolo assegnatogli.
A questo punto il lettore si sarà già chiesto il significato di ciò che ha appena letto o, perlomeno, da cosa scaturisca un tale sillogismo.
Andiamo rapidamente, ma non senza dolore, alla spiegazione. Termini come “esimersi”, “desumere”, per non aggiungere “propedeutico” e tanti altri che allungherebbero lista e discorso, sono del tutto sconosciuti almeno ad un terzo (33-40%) degli adolescenti alle prese con gli studi superiori. Lo sanno bene i ricercatori Ocse che hanno condotto per l’università di Pisa un’indagine internazionale per valutare il livello di istruzione dei ragazzi dei principali paesi industrializzati. Non sono in grado, ad esempio, di leggere sul giornale un articolo a commento di una notizia. In realtà i test Pisa dimostrano che neanche davanti ad un testo che non richiede finezze interpretative – la prova è stata fatta con una tabella sul vaccino contro l’influenza – i ragazzi mostrano di avere la capacità di comprendere ciò che leggono. Il fatto è preoccupante, anche se ovviamente non è il caso di generalizzare né tantomeno di considerare il fenomeno esteso omogeneamente su tutto il territorio nazionale.
Dalla ricerca spiccano altri dati interessanti: il primo, impressionante, è che appena 107 adolescenti rom, su 11 mila e 500 alunni di questa etnia in Italia, frequentano le secondarie superiori. Il più curioso: ai test Invalsi del 2012-2013, in Campania, i figli degli immigrati nati nel nostro Paese hanno ottenuto risultati più soddisfacenti dei locali, sin dalla primaria, con un imprevedibile vantaggio in italiano – più 24 punti – e uno più risicato in matematica, più 8 punti. Materia questa in cui, stavolta in tutta Italia, i figli degli immigrati hanno lo stesso punteggio degli italiani. Ma gli alunni stranieri iniziano a prendersi la loro rivincita quando si tratta di ragazzi nati in Italia, la cosiddetta seconda generazione. Secondo i dati raccolti dal Miur con la fondazione Ismu le loro performance si avvicinano a quelle degli italiani (in particolare nelle prove di lingua straniera) e sono nettamente migliori di quelle dei loro compagni nati all’estero. Più spesso dei nostri i ragazzi stranieri sono ripetenti, magari perché giunti in Italia in età scolare: il 16,3% lo è già alle primarie, il 44% alle medie e quasi 7 su dieci alle superiori. Ma il 7,4% degli alunni con cittadinanza non italiana che arriva agli esami di maturità, li supera con un voto superiore ai 90 centesimi, non male rispetto al 13,7 dei nostri.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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