Un commando di talebani ha attaccato il parlamento afghano a Kabul. Oltre agli attentatori sarebbero morti almeno sei civili, mentre i feriti sono diciannove. L’attentato è stato rivendicato dai talebani.
La dinamica dell’attacco non è ancora del tutto chiara. La polizia ha parlato di sette attentatori: uno si sarebbe fatto esplodere in un’autobomba, mentre gli altri sei avrebbero fatto fuoco contro il parlamento dalle finestre di un edificio vicino. Questi sei sarebbero stati tutti uccisi dalle forze dell’ordine.
I testimoni, però, affermano di aver sentito diversi boati, uno dei quali proveniente dall’aula del parlamento.
I deputati, secondo quanto afferma il capo della polizia di Kabul Abdul Rahman Rahimi, sarebbero rimasti illesi: le sei vittime civili sarebbero rimaste coinvolte nell’esplosione dell’autobomba. La televisione afghana Tolo TV ha trasmesso immagini dei parlamentari intenti a uscire dall’aula dopo l’allarme.
L’attentato è stato rivendicato con una telefonata da Zabihullah Mujahid, il portavoce dei talebani che i servizi segreti ritengono essere uno pseudonimo collettivo.
Secondo la ricostruzione del portavoce, “un gruppo di attentatori suicidi” sarebbe riuscito a penetrare nell’edificio.
I talebani hanno deciso di colpire oggi perché sicuri di trovare l’aula gremita: in parlamento si discuteva infatti la ratifica della nomina di Mohammad Masoom Stanekzai, il nuovo ministro della Difesa del governo di unità nazionale guidato da Ashraf Ghani, che si sta costituendo tra mille difficoltà dopo la fine del mandato di Hamid Karzai.
Nelle stesse ore dell’attentato a Kabul, i talebani hanno conquistato il distretto di Dasht-e Archi, nella provincia di Kunduz, nel nord del Paese. La notizia era nell’aria: il capoluogo era sotto assedio da giorni, e le forze fedeli al governo chiedevano rinforzi con insistenza.
La caduta di Dasht-e Archi segue di un giorno quella di Chahar Dara, nella stessa provincia.
Il governatore Nasruddin Saeedi, fuggito a Kunduz, ha denunciato la presenza di foreign fighters con armi pesanti. Il governo ha annunciato una controffensiva per i prossimi giorni.
Gli attacchi dei talebani contro le forze fedeli al governo di Kabul sono ripresi in forze dallo scorso gennaio, dopo il ritiro di gran parte delle truppe della coalizione internazionale a guida USA dal territorio afghano.
Da quando la NATO ha passato il comando delle operazioni contro talebani, al-Qaeda e altri insorti alle forze armate afghane, l’attività dei militari stranieri si limita a poche operazioni antiterrorismo e alla formazione delle truppe locali. Le nuove consegne sono state criticate da molti commentatori, convinti che i militari afghani non siano ancora pronti ad assumersi tutti gli oneri della guerra civile.
Prima della recrudescenza delle ostilità, il presidente USA Barack Obama aveva annunciato di voler completare il ritiro delle truppe entro il 2016.
F.M.R.
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