La Roma per riprendere a vincere e approfittare dello scontro diretto Juve-Napoli per allungare in classifica, la Lazio per cercare una svolta in campionato. Nessuna delle due ha centrato l’obiettivo. E la Juve, forte di un rotondo 3-0 ai partenopei, si trova ad un solo punto dalla capolista. L’1-1 giallorosso con il Sassuolo con rete-beffa al 94’ di Berardi a risolvere una mischia in area si presta ad una lettura piuttosto articolata: la Roma ha giocato, il Sassuolo, nei suoi limiti, pure. Gli uomini di Garcia hanno avuto il merito di creare, anche dopo il vantaggio, un considerevole numero di palle gol e il torto di sprecarle, soprattutto con un Ljajic, costernato a fine partita e qualche occasione di troppo al Sassuolo è stata concessa ( e solo un grande De Sanctis aveva negato anzitempo il pari a Floro Flores). Le magie sono, dunque finite o si è trattato solo di cattiva sorte? In questi casi si suole dire che la verità stia nel mezzo ma, al momento, propendiamo ancora per la seconda opzione. Troppe le assenze davanti, anche per “mago” Garcia. Non solo Totti e Gervinho. Anche Borriello si è fatto male ed è dovuto uscire anzitempo. E Destro è ancora fermo ai box. Se, poi, Ljajic sbaglia partita, il bottino limitato al misero “autogollonzo” del Sassuolo dovrebbe trovare una convincente spiegazione. L’assenza in difesa di Benatia, non sostituito al meglio da un incerto Burdisso, può spiegare, solo in parte, qualche amnesia di troppo dietro con De Sanctis che tra Torino e Sassuolo è dovuto intervenire più che in tutto il resto del campionato. Un piccolo campanello d’allarme, a voler esser pignoli, c’è ed è ravvisabile in una condizione atletica non più smagliante. Ma è umano. Sogni scudetto infranti? No. L’unica certezza che emerge da questa giornata è che, in attesa del rientro graduale delle sue punte, la Roma non ammazzerà più nella culla questo campionato, ma rimarrà, comunque, in lizza sino al termine.
Per il titolo si ricandida, prepotentemente, la Juve che ha travolto il Napoli nel big match di giornata. La squadra di Conte, tornata al consueto 3-5-2 di campionato, ha mostrato un’aggressività, almeno iniziale, degna delle migliori recite bianconere degli ultimi due anni. Il Napoli, sin troppo timido e molto allungato in campo, è stato subito assediato e dopo soli due giri di lancette già si contavano una paratona di Reina su Pogba e la rete di Llorente. In fuorigioco. Millimetrico, è vero ma fuorigioco. La sensazione è che con un avvio del genere la Juve avrebbe trovato, comunque, la rete piuttosto presto. Però è certo che una controprova non la si potrà mai avere e a Napoli potranno sempre ben dire che ha condizionato il prosieguo del match. Oltre ad un possibile rigore reclamato invano da Higuaìn nella ripresa. E questo senza nulla togliere all’evidente superiorità di una Juve, mostratasi superiore ai dirimpettai in tutti i reparti. Le altre due reti bianconere sono giunte nel finale, grazie a due autentiche prodezze balistiche di Pirlo su magistrale punizione (“a foglia morta” si diceva un tempo e i più giovani ora possono capire cosa vuol dire) e di Pogba con arresto e stoccata dal limite. In mezzo, tanta Juve e qualche lampo di un vivacissimo Insigne (sue le occasioni più ghiotte, oltre ad una girata fuori di poco del “pipita” e ad un esterno della rete colto da Hamsik). Il Napoli, sceso a -4 dalla Roma, resta in corsa, certamente, ma ha perso due scontri diretti su due con le rivali. Non un buon segnale. E se si aggiunge il ko di Londra con l’Arsenal, fanno tre i match di cartello persi. L’impressione è che per il definitivo salto di qualità manchi ancora qualcosa in termini di personalità.
La Lazio, infine, era attesa dalla trasferta di Parma per capire quale ruolo possa recitare in questa stagione. Il verdetto che ne è scaturito è stato diametralmente opposto rispetto a quello di giovedì con l’Apollon. Lì c’erano stati i tre, pesantissimi, punti ma al termine di una prestazione a tratti imbarazzante (forse il punto tecnico più basso della stagione), qui si è rivista, almeno per buona parte di gara, l’antica compattezza ma è mancata la vittoria. Che, ai punti, i biancocelesti avrebbero anche meritato anche se il pareggio non deve scandalizzare. Anche perché va dato atto al Parma di aver dovuto fare ben due cambi nel solo primo tempo. La solita amnesia difensiva, stavolta su angolo, è costata i tre punti. E ha, in parte, vanificato la meravigliosa rete di Keita che Petkovic si è finalmente deciso a mettere in campo dall’inizio. E della purezza del talento del prodotto della “cantera” del Barça si è dovuta accorgere persino la Domenica Sportiva. Se si volevano delle risposte chiare il Tardini non ha emesso alcun responso definitivo.
Le due milanesi agli onori della cronaca per due motivi ben diversi: S.Siro ha salutato un commosso Moratti all’ultima partita da presidente, mentre lo scialbo 0-0 con il Chievo potrebbe costare già nelle prossime ore la panchina ad Allegri, mentre il divorzio da Galliani dovrebbe consumarsi a fine stagione.
Ultima annotazione per quanto accaduto nello Juventus Stadium: cori di “discriminazione territoriale” inneggiati dalla curva Scirea all’indirizzo dei napoletani che hanno risposto con un eloquente “Liverpool Liverpool”. A seguire, alcuni “tifosi” ospiti han ben pensato di devastare i bagni dell’impianto e di scagliare rubinetti all’indirizzo degli juventini. Oltre a buste colme di liquido organico. E quattro tifosi di casa sono stati ricoverati in ospedale. Per la Juve è scontata la sanzione, essendo stata già comminata ma sospesa con la condizionale. Per il Napoli non si profilano conseguenze. Qualcosa non torna.
Daniele Puppo
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