Si chiama Salma. E’ il primo nome femminile uscito dalle urne del Paese che per ultimo ha aperto il suo sistema elettorale, sia come candidate che come votanti, alle donne grazie a un decreto reale del 2011, voluto dal re saudita Abdullah bin Abdelaziz – morto lo scorso gennaio – che ha permesso loro di partecipare alle elezioni, nella prima consultazione a suffragio universale. La Commissione elettorale, in linea con la rigorosa applicazione della “sharia”, o legge islamica nel Paese, ha imposto la separazione totale dei sessi durante la campagna elettorale e ha vietato che i candidati utilizzassero fotografie per la propaganda o pronunciassero discorsi di fronte a persone del sesso opposto. Questa misura ha colpito soprattutto le candidature femminili, dal momento che sul numero totale degli iscritti nelle liste elettorali (circa 1,5 milioni) solo 130.637 sono donne (865 in lista). Anche se ancora non vi sono i risultati ufficiali, almeno 20 sarebbero le donne elette nelle elezioni municipali che si sono tenute sabato. alle quali hanno partecipato 6.917 candidati (979 donne). Avrebbero conquistato dell’1% dei seggi.
Per le donne dell’Arabia Saudita è una svolta storica. E quello che nei paesi occidentali sarebbe considerato un “piccolo” risultato, rappresenta una grande vittoria per l’elettorato femminile di un paese in cui alle donne è imposto l’obbligo di coprirsi completamente in pubblico, è vietato guidare un auto e, per quanto riguarda tutte le cose più importanti della loro vita come matrimonio, viaggi e istruzione, sono sottoposte al volere dei maschi della famiglia. La “rivoluzione” elettorale non è stata comunque indolore: alle candidate è stato vietato farsi fotografare per farsi conoscere dagli elettori ed è stato proibito fare comizi elettorali pubblici di fronte agli uomini. Una piccola gratifica per loro c’è comunque stata: per incentivarne l’affluenza alle urne è stato offerto il taxi gratuito per recarsi ai seggi. Salma e le altre donne elette provengono dalle località più disparate dell’Arabia Saudita, dalle grandi città ai piccoli villaggi. La prima donna eletta viene proprio da uno sperduto villaggio chiamato Madrakah, a circa 150 chilometri a nord della Mecca, il luogo più sacro dell’Islam. Le preferenze attribuitele hanno permesso a Salma bint Hizab al-Oteibi di superare sette uomini e due donne.
Le resistenze nel Paese sono però ancora molto forti. Un’indagine pubblicata dal Centro studi Esbar ha rivelato che il 72,5 per cento dei sauditi non appoggia la candidatura femminile alle elezioni, l’11,3 percento la sopporta mentre l’8,7 la accetta. Per il 69,5% di coloro che la rifiutano la motivazione è che “questa decisione viola la legge islamica”, mentre per il 63,8% va a ledere le tradizioni e le usanze del Paese. Un video pubblicato online mostra alcuni giovani con in mano alcuni manifesti elettorali delle candidate mentre gridano: “Noi non vogliamo le donne candidate”.
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