La storia di Cesare Battisti, il terrorista assassino, già delinquente comune, condannato all’ergastolo per quattro omicidi consumati durante gli anni di piombo, e sul quale pende una richiesta di estradizione da parte del nostro Governo, si arricchisce di due colpi di scena.
L’ex terrorista, fuggito in Francia prima ed in Brasile poi con l’aiuto dei servizi francesi e l’intercessione dell’allora première dame Carla Bruni, è stato arrestato in Brasile e poi rimesso in libertà nel giro di appena sette ore.
L’arresto è stato eseguito giovedì pomeriggio nella sua casa di Embu das Artes, nella periferia di San Paolo, dove vive con la moglie e la figlia. Battisti non ha opposto resistenza, tanto che non è stato necessario ammanettarlo.
Su Battisti, infatti, pendeva una richiesta di espulsione: lo scorso 3 marzo, la giudice federale Adverci Rates Mendes de Abreu gli aveva negato il rinnovo del permesso di soggiorno a causa dei documenti falsi che l’ex membro dei PAC aveva usato per entrare in Brasile.
L’espulsione di Battisti richiesta dalla giudice non va confusa con l’estradizione, richiesta dalle autorità italiane ma bloccata nel 2010 dall’allora Presidente della Repubblica brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva. Essendo stata poi confermata dal Supremo Tribunal Federal, la Corte costituzionale dello Stato sudamericano, la decisione di Lula è inappellabile.
Si pensava perciò che l’ex terrorista potesse essere espulso alla volta della Francia o del Messico, Paesi che lo avevano ospitato in passato durante la sua latitanza, ai cui governi l’Italia si sarebbe potuta rivolgere per ottenerne l’estradizione.
Contro la sentenza, però, Battisti e il suo legale Igor Sant’Anna Tamasauskas avevano immediatamente presentato ricorso in appello.
È stato l’accoglimento del ricorso a convincere Cândido Ribeiro, presidente del Tribunal Regional Federal, a fermare le operazioni: ora la sua espulsione sarà esecutiva solo se sarà confermata dal tribunale di secondo grado.
Poco dopo la mezzanotte, perciò, Battisti è stato rilasciato dal carcere. Le foto lo mostrano sorridente in compagnia dell’avvocato Eduardo Suplicy, Segretario municipale dei diritti umani di San Paolo.
L’avvocato Tamasauskas si è detto soddisfatto della “celerità” con cui il caso è stato risolto, ed ha annunciato un’azione legale contro la giudice che aveva chiesto l’espulsione del suo assistito.
Nato a Sermoneta, in provincia di Latina, nel 1954, Cesare Battisti aveva partecipato a furti e rapine fin dall’adolescenza. In carcere, verso la fine degli anni ’70, si era avvicinato ai Proletari Armati per il Comunismo, gruppo con il quale prese parte a rapine e omicidi.
Arrestato nel 1979, dopo due anni evase dal carcere di Frosinone e scappò in Messico, per poi riparare in Francia, dove la dottrina Mitterrand prevedeva di offrire asilo ai sospettati di “atti di natura violenta ma d’ispirazione politica” a patto che deponessero le armi.
Nel frattempo, Battisti ha ricevuto sette condanne in contumacia per le azioni compiute con i PAC. Fra i quattro omicidi di cui è stato riconosciuto colpevole, spicca quello di Andrea Campagna, agente DIGOS, ucciso con tre colpi di pistola al volto.
Battisti rimase in Francia fino al 2004, quando il Governo francese mise da parte la dottrina Mitterrand e iniziò una campagna di estradizioni, molte delle quali verso l’Italia, di ex estremisti politici che avevano partecipato alla lotta armata.
Sulla vicenda Battisti è intervenuto venerdì mattina l’ex Presidente della Repubblica francese Nicolas Sarkozy, in un’intervista ai microfoni di Radio France Info.
“La questione dell’estradizione di Cesare Battisti riguarda anche la società italiana, che deve voltare la pagina di quegli anni terribili”, ha dichiarato l’ex Presidente.
Dopo aver definito la vicenda “un caso doloroso”, Sarkozy ha attribuito la responsabilità dei fatti alla dottrina Mitterrand.
Sarkozy era Ministro dell’Interno quando Cesare Battisti fu arrestato a Parigi nel febbraio 2004. La sua richiesta di estradizione, approvata il 30 giugno successivo, fu confermata da due pronunciamenti del Consiglio di Stato e della Corte di Cassazione francesi, ai quali non si oppose l’allora presidente Jacques Chirac. Ma quando arrivò l’approvazione definitiva dalla Cassazione, Battisti aveva già fatto perdere le sue tracce per fuggire in Brasile.
Filippo M. Ragusa
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