Da oggi per accedere ad un concerto bisognerà presentarsi con un documento d’identità. E’ la coseguenza dell’emendamento alla legge di bilancio voluto dall’Agenzia delle Entrate per contrastare il secondary ticket, termine mutuato dalla cultura anglosassone per definire la ben più nostrana pratica del bagarinaggio.
I biglietti per i concerti con più di 5.000 persone saranno venduti nominalmente, ossia a persone fisiche che dovranno contestualmente all’acquisto indicare le proprie generalità e poi mostrare il documento al momento dell’ingresso.
Secondo promoter e organizzatori, che da anni sono impegnati nell’azione contro la rivendita a prezzi maggiorati dei biglietti, però questa non sarebbe la soluzione giusta. A loro giudizio infatti questa pratica renderà più costosi i biglietti e rallenterà gli ingressi ai concerti creando lunghe code ai cancelli.
Dall’avvento di internet il bagarinaggio si è fatto più sofisticato: i biglietti dei concerti vengono acquistati da persone o bot automatici che poi li rimettono in vendita su siti specializzati a prezzi maggiorati, spesso anche di molto. Il risultato è che i biglietti dei concerti vengono esauriti in pochi minuti dopo la messa in vendita on-line, e l’unico modo per reperirli è spendere centinaia di euro su siti come Viagogo o Stubhub. A volte capita addirittura che i biglietti non vengano rivenduti, lasciando dei posti vuoti.
A perderci sono soprattutto gli utenti, a tutela dei quali è intervenuto il Movimento 5Stelle che con il deputato Sergio Battelli è il promotore della norma. Contro questa consuetudine si sono espressi negli ultimi anni anche molti artisti e gli stessi organizzatori di concerti, e non è la prima volta che vengono approvate norme apposite, come quella di limitare l’acquisto massimo a pochi biglietti per persona: ma di fatto nulla è cambiato.
Quello che rischia di accadere adesso invece è che il pubblico sia costretto a file interminabili per passare i controlli come è successo ai concerti italiani del cantante inglese Ed Sheeran che ha preteso, prima dell’entrata in vigore della norma in Italia, che i biglietti dei suoi concerti fossero nominali. Alle proteste dei fan si sono aggiunte quelle dell’organizzatore, Roberto De Luca, amministratore delegato della società Live Nation Italia. De Luca ha raccontato che “ci sono stati molti problemi e rallentamenti nonostante il pubblico fosse estremamente giovane e dunque più libero di arrivare in anticipo per sottoporsi ai controlli” Ma si chiede: “Cosa succederà con i concerti nei giorni feriali e con un pubblico più adulto che arriva all’ultimo istante?”.
A preoccupare è anche il possibile aumento dei costi di gestione: servono certamente più persone per velocizzare i controlli ma servirà anche finire la costruzione del palco in aticipo rispetto alla prassi attuale, dato che l’apertura dei cancelli potrebbe aver bisogno di essere anticipata per evitare code all’ingresso. Tutti costi aggiuntivi che ricadrebbero in breve tempo sugli acquirenti.
Stefano Lionetti, amministratore delegato di TicketOne, il principale sito che vende i biglietti in Italia, è a sua volta molto scettico: “Il nominativo non combatte il bagarinaggio, è dimostrato dai fatti: per i concerti di Phil Collins ed Ed Sheeran c’erano i biglietti nominativi sul mercato secondario, tant’è che mi risulta che gli organizzatori abbiano fatto altri esposti contro Viagogo”.
La soluzione che propone anche Assomusica, associazione alla quale aderiscono oltre 120 imprese che realizzano l’80% dei concerti in Italia, è quella di oscurare i siti di secondary ticketing o di “renderli legali come in Germania dove è previsto un ricarico massimo del 20%, ma chein Italia si potrebbe far scendere al 15 o al 10%”.
E.R.
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