Lancia proposte, il presidente dell’Inps Tito Boeri. Lo fa in una intervista al Corriere della Sera dove l’economista bocconiano, voluto dal premier Renzi per guidare l’istituto previdenziale, ventila l’ipotesi di consentire l’accesso per i lavoratori alla pensione prima della maturazione degli anni di contribuzione, con un trattamento economico più leggero. Boeri parla di “introduzione di forme di flessibilità” e di ”uso del calcolo contributivo”, ma rilancia proposte come quella del reddito minimo, “per contrastare le situazioni di povertà e finanziato dalla fiscalità generale”, e annuncia lo studio per categorie che metta a confronto “l’importo delle pensioni in pagamento con quello che si ottiene dal ricalcolo del metodo contributivo”. Questa valutazione, secondo il numero uno dell’Inps, permetterà di “formulare proposte di intervento”.
La rivoluzione annunciata dalle colonne del quotidiano milanese suscita subito reazioni. Il ministro Poletti, assicura la piena disponibilità del Governo di valutare l’ipotesi di una uscita anticipata dal lavoro con un assegno pensionistico inferiore, ma rimanda il tutto alla prossima legge di stabilità nazionale. Sebbene l’argomento debba essere trattato “con misura” e “senza alimentare aspettative”, per Poletti questa flessibilità può essere una alternativa: “bisogna guardare a un panorama molto diversificato e verificare i problemi cui dare una risposta – ha spiegato in conferenza stampa – La flessibilità in uscita è una delle opzioni ma ci sono condizioni specifiche” da tenere in considerazione nel momento in cui, ad esempio “chi perde il lavoro non arriva a maturare i requisiti pensionistici”.
Un caso, questo, in cui “o si adotta un ammortizzatore specifico o si individua una modalità ponte per andare in pensione”.
E se verranno considerate “le situazioni socialmente più delicate”, verrà anche valutata la piena compatibilità con i conti pubblici di ogni intervento sul settore.
Ribadita nuovamente la richiesta, da parte dei sindacati, di una modifica alla legge Fornero, aprendo “al più presto – ha dichiarato Vera Lamonica, segretario confederale della Cgil – un tavolo per cambiare radicalmente” il provvedimento del governo Monti, “introducendo meccanismi di flessibilità, ma senza prevedere nuovi tagli agli assegni previdenziali”.
“Per quanto riguarda la flessibilità per l’accesso al pensionamento – ha affermato il numero uno della Uil, Carmelo Barbagallo, la via maestra è quella di prevedere un range tra 62 e 70 anni entro il quale le persone possono scegliere, oppure attraverso la possibilità di combinare età e contributi senza ulteriori penalizzazioni che sono già insite nel sistema contributivo”.
Anche per il segretario confederale della Cisl, Maurizio Petriccioli, le aperture a una riforma della legge Fornero “sono importanti, ma arriva un momento in cui devono tradursi in un percorso che renda a tutti evidente la volontà di cambiamento”. L’auspicio è quello di vedere il tavolo con le parti sociali convocato in tempi brevi allo scopo di “trovare soluzioni” nell’interesse del mondo del lavoro e del Paese”.
Per il responsabile nazionale dell’ufficio previdenza Ugl, Nazzareno Mollicone non ha “alcun senso intervenire se non per sanare i disastri causati dalla Legge Fornero, scelta che comunque dovrebbe maturare dopo un confronto con le parti sociali”.
Intanto, entro la fine del 2015, l’Inps darà la possibilità a tutti i lavoratori dipendenti privati di conoscere, simulando, la pensione futura “secondo diversi scenari di carriera e di crescita dell’economia”. Boeri ha dato il via alla operazione ‘busta arancione’ – una “definizione superata”, in quanto materialmente la busta verrà inviata solo ai lavoratori senza una connessione Internet, gli altri potranno accedere via telematica al proprio conto – con il quale sarà possibile avere sott’occhio la propria situazione contributiva. Per quelli pubblici, invece, ci vorrà più tempo “perché è più difficile ricostruire i versamenti” mentre “nel 2016 dovrebbe essere possibile anche per i parasubordinati”.
Queste banche dati rappresentano un vero e proprio “bene pubblico”. Il successore di Mastrapasqua non si farà “fermare da condizionamenti di natura politica”perché i lavoratori devono essere “consapevoli della loro situazione contributiva e di quali saranno presumibilmente le loro pensioni così da poter pianificare il futuro”.
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