L’ultimo ‘morto’ vivente si chiama Piero Badaloni, volto televisivo, giornalista e presidente della Regione Lazio per cinque anni. La notizia della sua scomparsa ha cominciato a circolare sui social nel tardo pomeriggio di ieri quando un post su Facebook della figlia del cugino, stesso cognome, dava la triste notizia della morte del padre. Ma prima che il diretto interessato potesse smentire, la macchina infernale del web si era già messa in moto e peerfino Wikipedia è caduta nell’errore che ha corretto dopo poco più di un’ora.
Ma di morti rettificate, da quando le notizie in un batter di ciglia diventano virali, negli anni ce ne sono state altre. Questo per dire che se chi opera nel campo dell’informazione non controlla le fonti da cui le stesse provengono, allora è bene che qualcuno controlli la fonte ultima della notizia, che sia un social, un blog, o un quotidiano on line.
Come aiutare il fruitore delle informazioni on line a districarsi tra siti, portali, blog effettivamente giornalistici e prendere le distanze da quelli che non lo sono? Basta un bollino, un bollino viola.
La proposta viene dagli esperti di comunicazione nell’interesse soprattutto dei lettori più giovani che, come confermano le ricerche, raggiungono con facilità e il numero sempre maggiore l’informazione attraverso lo smartphone e il computer.
Davide Ciliberti, fondatore dell’agenzia di comunicazione Purple & Noise PR, ideatore della proposta spiega: ”Sul web è ormai difficile percepire la differenza tra fonte giornalistica dell’informazione o meno”. Non è infrequente osservare come vere e proprie “bufale” assurgano al rango di notizia e quindi da molti inconsapevolmente credute tali. Si pensi a tutti quei siti che si presentano per grafica, o perché nella denominazione ne riportano il temine, come news. E che, “tutti insieme, generano un’onda di centinaia di post al minuto, viralizzati sui social network, che possono essere percepiti come notizie, ma che in realtà non sono né curate, né redatte da giornalisti”.
Peraltro tutti questi contenitori usano e rilanciano notizie redatte da testate giornalistiche come le agenzie di stampa o i giornali online, modificandole spesso con impropri “taglia e incolla” o abbinandovi, magari senza filo logico o pura attinenza, link o foto recuperate da altri siti. E al lettore potrebbe arrivare un’informazione anche distorta.
“Premetto che sono un entusiasta dell’opportunità che il web concede a tutti di esprimersi e comunicare liberamente – sottolinea Davide Ciliberti – Ma deve essere ben chiaro il confine tra il giornalista, che è un professionista e che comunque rispetta codici e regole deontologiche, e gli altri siano essi blogger, commentatori o esperti”. “Quello che propongo – continua Davide Ciliberti, di Purple & Noise – è l’adozione di un bollino viola, la cui erogazione potrebbe essere riservata all’Ordine dei giornalisti, riservato solo a quei siti, blog o portali curati o redatti da un giornalista, pubblicista o professionista. In questo caso gli internauti, soprattutto i giovani e i giovanissimi, potranno essere maggiormente rendersi conto dell’origine e della natura di quella fonte. E valutare in che misura dargli credito”.
Operativamente la cosa – se sposata dall’Ordine dei giornalisti – sarebbe anche di semplice attuazione: il bollino potrebbe essere ricevuto in automatico da coloro che abbiano preventivamente compilato un modello online, auto-certificandosi come giornalisti, digitando il proprio numero di tessera associativa e nome del sito o blog. Tecnicamente un meccanismo simile a quando si smarrisce la password e se ne fa nuova richiesta. Si consideri inoltre che la “proposta Purple & Noise” nulla toglie al mondo del web, ovvero non va nella direzione di limitare semmai in quella di aggiungere un agevole strumento di analisi.
Oltretutto il “bollino viola” potrebbe anche generare un beneficio per il mercato dell’editoria, secondo Ciliberti: “Molti di questi siti, spesso grazie alla visibilità concessa dalle news che pubblicano, guadagnano con la pubblicità. Probabilmente il bollino, conferendo loro maggiore autorevolezza, potrebbe anche indurre maggiori incassi e conseguentemente stimolare i proprietari dei siti ad attivare collaborazioni con i molti giornalisti freelance, da cui anche – nel tempo – apprendere anche le arti e le regole della professione”.
A.M.
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