Maltrattamenti aggravati, lesioni aggravate e violenza sessuale aggravata. Con queste accuse la squadra mobile di Roma ha messo agli arresti domiciliari un uomo di 55 anni, responsabile della casa famiglia “Il Monello mare” di Santa Marinella. Ragazze e ragazzi avrebbero subito ingiurie, minacce, violenze fisiche e verbali, e ricevuto cibo scaduto. Il personale della casa famiglia avrebbe anche somministrato loro sedativi e tranquillanti senza prescrizione medica. Il titolare, poi, sarebbe responsabile di palpeggiamenti e percosse ai danni di una giovane ospite del centro.
Gli abusi, denunciati da un’assistente sociale e una tutrice minorile, sarebbero stati compiuti nei confronti di diversi ospiti della casa famiglia, tutti minorenni. “Una piccola Comunità a dimensione familiare”, così si definivano i responsabili della struttura, “nella quale viene svolto un intervento specialistico su disturbi che emergono nella fase di crescita” . La casa famiglia “Il monello mare” sequestrata dalla polizia, operava dal 1996, è scritto sulla sua pagina web, “centro residenziale socio educativo e di intervento per l’accoglienza e il trattamento di minori provenienti dall’area civile e penale, in convenzione con il ministero di Grazia e Giustizia”. Nelle intenzioni della onlus inoltre c’era “la promozione in ciascuno della possibilità di un’esperienza soggettiva capace di rileggere il passato e progettare il proprio futuro, uno spazio dove costruire il proprio pensiero e riprendere i percorsi evolutivi interrotti”. Ciò attraverso diversi servizi: “La partecipazione alla vita del Centro viene promossa attraverso le riunioni quotidiane, settimanali e le attività programmate che prevedono la psicoterapia individuale o di gruppo, la terapia occupazionale, attività musicali e l’espressione corporea”. “Un modo – sostiene il sito – per ampliare le occasioni di vita psichica e apprendere dall’esperienza relazionale affrontando e risolvendo i conflitti interni che intrappolano il ragazzo. Le capacità, gli interessi e le aspirazioni dei ragazzi e degli educatori vengono trasformate in Corsi in cui viene rappresentata la vita psichica del gruppo. È un contesto dove è possibile rinegoziare le identificazione, sperimentarne di nuove attraverso processi di spostamento. È una disciplina alla vita, l’espressione della propria verità e della propria storia”. E l’offerta del “Monello Mare” prevedeva, si legge ancora sul sito, “attività di psicodramma; couseling per famiglie; terapie di gruppo e di sostegno per adolescenti; recupero scolastico; attività cinematografiche; laboratorio di musicoterapia; formazione agli educatori tirocinanti e volontari con la supervisione di esperti”. Nella sezione relativa agli operatori del centro, l’uomo, il 55enne F.T., è indicato come colui che si “occupa di problematiche relative al ‘crollo’ di adolescenti e della famiglia”.
Ora la struttura è stata chiusa e posta sotto sequestro. Nei confronti di quattro collaboratrici, anch’esse indagate per maltrattamenti aggravati, è stato disposto il divieto di dimora presso la casa famiglia.
“La notizia dei maltrattamenti e delle violenze sessuali su minori ospitati in casa famiglia è drammatica e inquietante, ancora più grave che sia avvenuto in una struttura dove i bambini dovrebbero essere protetti e curati. L’arresto dei 5 operatori mette in evidenza come l’allontanamento dei ‘carnefici’ debba essere esemplare, ma non basta”. Lo afferma in una nota l’onorevole Paola Binetti, di Area popolare, nonchè specialista in neuropsichiatria infantile. “Ho proposto, da tempo, alle Commissioni affari sociali e Giustizia della Camera una indagine conoscitiva sulle case famiglia in cui vengono accolti questi bambini. Sono molti gli aspetti che vanno approfonditi. La diagnosi con cui li si sottrae alle famiglie e li si colloca in queste strutture, per un tempo incomprensibilmente lungo, è priva di fondamento scientifico. Tutt’altro che documentate, poi, le prassi per cui vengono mantenuti in queste strutture, al di là di ogni ragionevole argomentazione, senza un orizzonte chiaro del senso e del significato della. Enormi, poi, gli interessi economici che sembrano girare intorno a queste strutture, spesso blindate e difficili da conoscere in dettaglio – spiega Paola Binetti – Per questo, auspico che il Parlamento avvii presto un’indagine sulla condizione dei minori affidati alle case famiglia. È urgente distinguere le buone case famiglia da quelle che non lo sono, i buoni operatori da coloro che non lo sono e lavorare per ridurre al massimo i tempi di permanenza dei bambini al loro interno, facilitando il ritorno a casa, l’affido intra-familiare e tutte quelle misure che restituiscono al bambino una vera e propria famiglia, a cominciare dalla loro”.
F.M.R.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy