Per avviare le pratiche della Brexit – l’uscita del Regno Unito dalla UE, che gli elettori britannici hanno approvato a stretta maggioranza nel referendum dello scorso giugno – servirà comunque un voto del Parlamento di Westminster. Lo ha stabilito oggi l’Alta Corte di Londra, che ha accolto un ricorso presentato da un gruppo di attivisti pro-UE.
L’Alta Corte ha sconfessato così la linea della premier Theresa May, che avrebbe voluto invocare subito l’articolo 50 del Trattato di Lisbona, cioè intavolare subito i negoziati per il divorzio da Bruxelles. Come ha scandito durante la lettura del verdetto lord John Thomas, Lord Giudice capo della Corte e membro del panel che ha esaminato la questione, “il principio fondamentale della costituzione del Regno Unito è che il Parlamento è sovrano”. E questo vale anche nel caso in cui sull’uscita dello Stato dal club europeo si sia chiesto il parere degli elettori, com’è successo a giugno.
Sulla strada che porterà alla separazione, dunque, spunta una nuova tappa. Il governo britannico ha comunicato che farà ricorso alla Corte Suprema contro il verdetto. Secondo il Guardian i giudici del più alto organo giurisdizionale del regno si starebbero già preparando ad affrontare la materia.
A questo punto è difficile prevedere come tutto questo influirà sull’iter della Brexit. L’unico dato certo è che i tempi del negoziato, già incerti, si allungheranno in attesa del pronunciamento della Corte Suprema ed eventualmente del Parlamento.
F.M.R.
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