Per la prima volta dopo mesi di trattative, si parla di accordo sulla Brexit, ovvero le contrattazioni sull’uscita della Gran Bretagna dalla Ue. Un patto ancora acerbo sui termini della transizione – manca la ratifica dei 27 paesi membri, attesa tra il 22 e il 23 marzo – che però almeno aiuta ad uscire dall’empasse politico e soprattutto rasserena i mercati.
Un passo significativo l’hanno chiamato entrambe le parti, rappresentate dai due capi negoziatori Davis e Barnier, che hanno dato la notizia lunedì a Bruxelles, suggellato da “un testo legale” un documento scritto di circa 130 pagine che copre gran parte delle questioni.
Se da un lato su durata del periodo di transizione, cittadini e commercio l’intesa c’è, dall’altro resta in sospeso la questione Irlanda del Nord che è stata rinviata a discussioni future.
Inizialmente il capo negoziatore europeo Barnier aveva proposto che l’Irlanda del Nord continuasse a far parte della unione doganale Ue, mantenendo aperto il confine, idea respinta dalla May che aveva parlato di “minaccia all’integrità costituzionale del Regno Unito”.
Il compromesso per adesso prevede che l’Irlanda del Nord, continui a far parte del mercato unico e dell’unione doganale.
Accordo anche sul periodo di transizione che la Commissione aveva detto di non voler portare a due anni oltre il 29 marzo 2019, come chiesto inizialmente dal Regno Unito.
Le due parti si sono incontrate a metà: 21 mesi, il 31 dicembre 2020 è la scadenza del termine, fino a quel momento il Regno Unito continuerà ad essere soggetto alle norme europee.
Sui cittadini massime garanzie, per quelli europei che vivono nel Regno Unito restano gli stessi diritti e le stesse prerogative del periodo “pre Brexit” anche nella fase di transizione.
Questo significa che un cittadino europeo che arriva nel Regno Unito dopo il 29 marzo 2019 avrà gli stessi diritti di un cittadino europeo arrivato prima di quel termine. In altre parole potrà “maturare il diritto” ad ottenere un permesso di residenza nel Regno Unito quantificata in un totale di 5 anni di permanenza continuativa.
Una concessione non da poco quest’ultima proprio sui diritti dei cittadini sulla quale Theresa May, in precedenza era sembrata più rigida e che potrebbe scatenare critiche non da poco nell’ala più “brexitiana” del partito conservatore.
A mettere tutti d’accordo ci pensa la sterlina che ha iniziato a crescere, con il cambio con il dollaro che ha raggiunto il massimo da un mese a questa parte. La paura per il cosiddetto “salto nel vuoto” sembra per il momento allontanata in vista della data del “divorzio” che ha assunto toni più soft rispetto alle premesse.
Giorgia Orlandi
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