Avete mai sentito parlare di bugie dalle gambe lunghe? Semmai di quelle dalle ‘gambe corte’ sì. C’è un celebre proverbio che spiega proprio come le menzogne abbiano vita breve perché la verità viene sempre alla luce. Basta attendere.
Se sono una tipica espressione dell’animo infantile, figlie di un mondo fantastico dove tutto può avvenire, dove l’energia creativa e magica è tanta e la realtà degli adulti invece è spesso soffocante, in realtà a dire le bugie si impara con l’età.
La percezione di verità e bugie cambia man mano che si cresce. Mentre un bimbo più piccolo tende a vedere questi concetti più rigidamente, con la disonestà sempre vista come ‘cattiva’, uno più grande può avere invece una visione più ‘sfumata’ e prenderà in considerazione l’intento e risultato di ciascuna situazione che si presenta ai suoi occhi.
E’ quanto emerge da uno studio canadese, della McGill University, pubblicato su International Review of Pragmatics. I ricercatori hanno analizzato il comportamento di quasi 100 bambini di età compresa tra i 6 e i 12 anni, ai quali sono stati mostrati una serie di brevi video con pupazzi che raccontavano la verità o delle bugie. In alcuni scenari, dire una bugia poteva arrecare un danno ad un altro personaggio, mentre in altri, aveva scopo di aiutare, proteggere, un’altra persona. Gli studiosi hanno anche mostrato video di burattini che raccontavano verità diverse – tra cui pettegolezzi – evidenziando come questi ultimi potessero anche danneggiare altre persone. Poi, i bambini sono stati invitati a decidere se i personaggi fossero stati onesti o ingannevoli, e a scegliere se quei comportamenti particolari dovessero essere ricompensati o puniti. Nel complesso, i bimbi e ragazzi sono risultati facilmente in grado di distinguere tra verità e bugie, indipendentemente dall’età. Ma in generale i più piccoli erano meno interessati alle conseguenze negative del dire la verità, mentre i più grandi, a partire soprattutto dai 10-12 anni, erano più spesso in conflitto con se stessi, non avevano una visione così netta e definita sul tema.
Bugiardi si nasce o si diventa? La scienza dice che si nasce semplici dissimulatori di verità (già a soli tre anni di vita un bimbo è in grado di mascherare con un sorrisino di circostanza la delusione per un regalo non gradito), col tempo si può diventare bugiardi impenitenti. Quasi sei persone su 10 (per l’esattezza il 59%), mentre i sinceri sono appena 4 su 10 (il 41%). Lo studio, condotto dall’università di Amsterdam, è partito da un test sui dadi applicato ad un campione di 527 persone ognuna delle quali ha giocato da sola, senza testimoni, sapendo che con numeri alti avrebbe conseguito un premio in denaro. Ebbene, il 59% delle “cavie” ha mentito raccontando numeri alti che non erano mai usciti.
Come ha dimostrato un altro studio, stavolta dell’università dell’Oregon, dire bugie contribuisce addirittura a fare più strada nella vita: è considerato un comportamento socialmente utile, perché consente di avere buone relazioni con tutti e dunque di occupare posti migliori nella scala sociale.
Del resto, fingere è la cosa più naturale che ci sia, un meccanismo biologico che nasce nella notte dei tempi, perché legato alla lotta per la sopravvivenza.
A.B.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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