“Non mi fanno paura”. Questo il secco commento del ministro dell’Interno Matteo Salvini appresa la notizia del plico a lui indirizzato, contenente un proiettile calibro 9. Il pacco è stato intercettato al Centro di Smistamento Postale di Roma, in piazzale Ostiense e sequestrato dagli artificieri della polizia di Stato. L’assenza dell’annullo postale e di un mittente aveva infatti insospettito gli investigatori. Al momento nessun messaggio, né sigle di rivendicazione. “Non mi fanno paura e non mi fermo. Se pensano di spaventarmi hanno trovato l’uomo sbagliato”, ha detto Salvini aggiungendo che “più che nella solidarietà della politica, spesso ipocrita, confido nella solidarietà di milioni di italiani perbene che si esprimeranno con il voto di domenica”, ha commentato Salvini.
“Salvini muori, Salvini crepa, Salvini infame, sparate a Salvini, Salvini a testa in giù”. Queste le scritte su uno striscione appeso all’interno dell’università di Milano. La nuova moda della protesta sempre più aggressiva nei confronti del ministro dell’Interno si esprime attraverso lenzuola appese a balconi e finestre. Le più innocenti recitano una frase del tipo: “Vogliamo gli alpini, fuori Salvini”. Altre ci vanno giù in maniera molto più pesante.
Fare qui un elenco dei messaggi intimidatori diretti al leader della Lega in questi ultimi giorni sarebbe superfluo. Ne sono apparsi a Bologna (“Prendi la mira e spara a Salvini”), Roma (“Salvini morto!”), Ferrara, Modena e Torino ( “Salvini appeso”). Ogni volta che il leghista tiene un comizio si mobilitano pure i centri sociali, che a volte si limitano a urlare, altre insultano, spesso se la prendono con la polizia (che “difende il fascista”) e magari gli tirano pure i sassi. A Napoli sono andati anche oltre, colpendo un poliziotto con una transenna. La caccia a Salvini dura ormai da mesi, ma ora sembra che gli antagonisti abbiano alzato il tiro. Se un tempo “uccidere un fascista” non era reato, oggi lo slogan viene declinato all’indirizzo del titolare del Viminale. Che, a dire il vero, – in passato se ne è sempre infischiato, rispondendo colpo su colpo. Ma che ora si è “stufato” di tutto l’odio vomitato da chi, a voce, si definisce democratico.
Il conto alla rovescia viaggia rapidamente verso domenica 26 maggio, giorno delle votazioni per rinnovare il Parlamento europeo.
Auguriamoci che non accada altro e che le forze politiche avversarie della Lega, come anche quelle che con la stessa governano, manifestino la loro solidarietà al ministro dell’Interno. Allontanerebbero in questo modo dubbi che potrebbero sorgere nella testa di qualchje malpensante
A.B.
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