Ancora 30 anni e tutte le forme di tumore potranno essere sconfitte con l’immunoterapia, ossia utilizzando le difese del sistema immunitario come armi contro le cellule malate: lo ha detto oggi a Stoccolma il Nobel per la Medicina 2018 Tasuku Honjo, dell’Università di Tokyo, che divide il premio con l’americano James P. Allison, dell’Anderson Cancer Center.
“Sono quasi sicuro che entro il 2050 tutte le forme di tumore potranno essere sconfitte con l’immunoterapia”, ha detto Honjo incontrando la stampa insieme ad Allison nell’Istituto Karoliska.
Novità anche per quanto riguarda la diagnosi di tumore: in un futuro non molto remoto basterà una veloce analisi del sangue per scoprirlo. Questo è il risultato raggiunto dai ricercatori dell’Università del Queensland che sono riusciti a realizzare un test che usa un fluido che cambia colore per rivelare la presenza di cellule maligne in qualsiasi parte dell’organismo. Il test (ancora in fase di sviluppo) riesce a dare i suoi risultati in soli 10 minuti e ha una sensibilità del 90%. Quindi, può rilevare 90 casi su 100 di tumore.
Gli studiosi sono riusciti ad arrivare a questo risultato dopo aver scoperto che il Dna delle cellule tumorali e il Dna normale si attaccano a superfici metalliche in modi diversi. Dunque, anche le più piccole tracce di Dna che si trovano nel sangue possono essere utili per fare una prima diagnosi. La ricerca, pubblicata su Nature Communications, agisce in questo modo: il Dna sospetto viene aggiunto ad acqua con nanoparticelle d’oro che rendono l’acqua rosa. Se il Dna è di una cellula tumorale questo si attacca alle nanoparticelle e l’acqua mantiene il suo colore originale. Se, invece, il Dna non è di cellule tumorali questo si lega alle particelle in modo diverso e fa diventare l’acqua blu.
“Questo approccio rappresenta un entusiasmante passo avanti nel rilevamento del Dna del tumore nei campioni di sangue e apre la possibilità a un test generalizzato del sangue per rilevare il cancro. Sono necessari ulteriori studi clinici per valutare il potenziale clinico completo del metodo”, spiega al quotidiano inglese Guardian Ged Brady, del Cancer Research Uk Manchester Institute.
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