Solo qualche giorno addietro mi chiedevo, praticamente ogni giorno, ma chi sarà il primo a chiedere la riapertura delle case chiuse e la tassazione per quelle donne che generosamente e senza distinguo di razza, cultura, misure e status sociale, vendono il proprio corpo?
Non ho dovuto attendere molto. Sullo scenario della competition politico elettorale è stato il responsabile della Lega Matteo Salvini a riportare ai fasti della cronaca la senatrice socialista Merlin che nel 1958 grazie ad una azione lungimirante, politicamente scorretta ed umanamente grande, decise di mettere un freno al mercato della carne gestito come è sempre stato gestito, dalla notte dei tempi in poi, ma dove l’occhio complice e guardingo, visti i tempi, era quello dello Stato. Le donne tornavano libere. Libere di vendersi senza l’intermediazione di maitresse e papponi ma anche libere di rischiare la vita una volta finite sulla strada. Ma torniamo alla campagna elettorale a questo circo Barnum delle proposte inutili, dannose e spesso al limite dell’insulsaggine. Promettere è facile cosi come è difficile se non impossibile poi trovare la quadra sulle proposte a dir poco azzardate che abbiamo visto in queste ore.
Facciamo una rapida carrellata di queste teste d’ariete che dovrebbero sfondare, a destra come a sinistra, il muro dell’indifferenza e dello scarso interesse che elettori stanchi e sfiduciati stanno manifestando nei confronti di partiti esausti e senza idee.
Aveva cominciato inopinatamente il Pd e lo stesso Renzi che dopo aver imposto e blindato sulla bolletta elettrica il tanto odiato canone tv alla notizia che si votava il 4 marzo rilanciava con un proclama ai futuri elettori. E tra le risate generali partiva la parola d’ordine: “Ve li restituiremo”. Poi la pioggia di salari garantiti, redditi di cittadinanza o d’inclusione con una strizzatina d’occhio a quanti bacolano, con scarsa fortuna nei meandri di una società che insieme ai saldi più competitivi d’Europa vanta anche il poco piacevole record di dieci milioni di italiani in regime di povertà e centinaia di migliaia di anziani e disagiati prossimi alla disperazione.
Abolizione delle tasse universitarie. L’infortunio è del neo leader di Liberi e Uguali Piero Grasso: per allontanare di più i ricchi sempre più ricchi dai giovani sempre più poveri delle classi disagiate non ha trovato altro che chiedere l’omologazione al ribasso. Nessuno paghi più nulla per stare all’università. I figli di papà ringraziano. I figli di nessuno un po’ meno, visto che il vero problema non sono le tasse ma la qualità e la certezza di sbocchi lavorativi per chi entra oggi negli atenei il più delle volte costretto a trasferirsi all’estero per vedere un po’ di luce nel proprio futuro.
Flat tax. Misuriamoci tutti con una aliquota fissa del 23%. La trovata geniale di questo fisco da arrembaggio (ai conti dello Stato visto che si creerebbe un buco di bilancio per decine di miliardi l’anno) appartiene al Cavalier Silvio Berlusconi cui ha giustamente replicato il ministro dell’economia Piercarlo Padoan che ha bollato le proposte del leader di Forza Italia come “tipici prodotti da bacchetta magica”.
Ci fermiamo qui. La strada delle elezioni è ancora lunga e lo sciocchezzaio di leader e partiti in lizza è solo all’inizio.
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