Sono passati 30 anni da Chernobyl ma il disastro nucleare che il 26 aprile 1986 sconvolse l’ex Unione Sovietica continua a non voler risparmiare nè i sopravvissuti nè le nuove generazioni. Tumori, cardiopatie, malformazioni e leucemie sono solo alcune delle conseguenze dell’esplosione del reattore numero 4 che disperse nell’aria nove tonnellate di scorie radiottive.
Più di 45mila persona furono evacuate quel giorno ma non sapremo mai quante vite avrebbero potuto essere salvate se Mosca non avesse negato l’accaduto fino a due giorni dopo l’incidente, e se la centrale nucleare fosse stata chiusa prima dell’anno 2000.
I territori più colpiti furono quelli dell’Ucraina (il reattore si trovava nella parte settentrionale della regione), la Bielorussia e la Russia occidentale ma non bisogna dimenticare che le conseguenze della tragedia si sentirono anche nei Balcani e in Europa, compresa Italia, Austria, Svizzera, Germania e Francia. La nube radiottiva arrivò anche in Finlandia e Scandinavia.
“Le zone contaminate lo saranno ancora per decenni – afferma il presidente dell’Unione Chernobyl, Valeri Makarenko – Ci sono elementi che resistono anche per secoli, ma la cosa più importante è che dobbiamo tenere d’occhio lo sviluppo del nucleare: pare che il mondo non prenda seriamente le conseguenze di Cernobyl dal momento che 25 anni dopo c’è stata la catastrofe di Fukushima”.
Migliaia di vite umane sono state spezzate quel giorno ma è impossibile quantificare quante siano ancora oggi le persone che pagano le conseguenze del disastro in termini di perdite di persone care, malattie e danni permanenti. “Dei 350.000 liquidatori ucraini oggi solo 120.000 sono vivi: abbiamo pagato un prezzo altissimo e ancora lo paghiamo” continua Makarenko.
La ‘Zona d’Alienazione’ si estende per 4.300 kmq attorno alla centrale ma questo non vuol dire essere al sicuro dalla contaminazione: c’è chi tutt’ora chi vive vicino all’area e si ammala perchè per mangiare è costretto a coltivare quella terra ancora inquinata dai radionuclidi, piena quindi di radiazioni nocive.
Chernobyl è ora una città fantasma e lo sarà ancora per almeno altri 100 anni, cioè il tempo che il New Safe Confinement (una struttura in accaio alta come un palazzo di trenta piani) dovrà rimanere sopra il reattore esploso, per cercare di limitare le fughe radiottive.
P.M.
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