L’attentatore di Nizza, l’uomo che ha ucciso almeno 84 persone investendole con un camion sulla Promenade des Anglais, si chiamava Mohamed Lahouaiej Bouhlel. Lo scrive Nice Matin, anche se le fonti ufficiali per ora mantengono il riserbo più assoluto.
Aveva 31 anni, era nato in Tunisia – a Msaken, nei dintorni di Sousse – ma viveva a Nizza da tempo con un permesso di soggiorno ottenuto grazie al matrimonio con una franco-tunisina residente a Nizza. Aveva precedenti per reati ordinari – ultimo in ordine di tempo un diverbio dopo un incidente stradale – ma non aveva mai dato segni di voler compiere atti terroristici, e non era seguito dai servizi antiterrorismo francesi né da quelli tunisini. Secondo il profilo tracciato da Le Figaro, era un uomo “solitario” e “silenzioso”. Secondo i vicini di casa – contattati da BfmTV – non era un fanatico religioso: ad esempio, quest’anno non aveva digiunato come vuole il precetto per tutto il mese di Ramadan. Secondo alcune fonti di polizia locali citate dai media, il padre sarebbe invece noto come estremista islamico ed iscritto al partito islamico Ennhadha. Il sindaco della città di Msaken si sarebbe recato questa mattina presso la casa di famiglia di Mohamed senza trovarvi nessuno.
L’attentatore di Nizza neutralizzato da due agenti di polizia appariva “depresso e instabile” per problemi economici e familiari: aveva appena divorziato dalla moglie, con cui aveva tre figli.
Secondo quanto scrive Le Figaro, a bordo del camion della strage era solo: “Se ha avuto complici, è stato a monte”. Sarebbe riuscito a superare la polizia, all’imbocco della Prom, con la scusa di dover consegnare un carico di gelati.
Quando gli agenti sono riusciti a salire sul camion – l’attentatore è stato neutralizzato, cioè ucciso, da due poliziotti, un uomo e una donna, dopo aver percorso almeno due chilometri di lungomare a zigzag, per investire più persone possibile – hanno trovato il suo telefono cellulare, carta di credito, patente e una o forse due carte d’identità. C’era anche un arsenale di armi di grosso calibro e una bomba, o forse più d’una. Ma secondo il canale all-news i-Télé, che cita fonti vicine alle indagini, niente di tutto questo era in grado di uccidere: erano armi “fittizie”. L’unica arma funzionante a bordo sarebbe stata la pistola con cui ha sparato ai passanti durante la sua folle corsa sulla Prom.
La mattina dopo la strage, le ricerche dei superstiti proseguono anche grazie all’hashtag #RechercheNice, diffuso su Twitter, e al Safety Check messo a disposizione su Facebook. Quest’ultimo era stato già impiegato lo scorso novembre in occasione degli attentati di Parigi: all’epoca fu usato da cinque milioni di utenti del social network.
“Non possiamo escludere la presenza di italiani” fra le vittime o i feriti, fa sapere Claudio Taffuri, capo dell’Unità di Crisi della Farnesina. Secondo Serena Lippi, console italiana a Nizza, molti nostri connazionali “non si riescono ancora a rintracciare”, e quindi “risultano ancora dispersi”;
Ma non bisogna perdere la calma. Nella calca di ieri sera sulla Promenade des Anglais, molti hanno perso il cellulare e c’è chi non è riuscito a rientrare a casa e ha trascorso la notte fuori. Lavoriamo a stretto contatto con la Farnesina e da Parigi è in arrivo l’ambasciatore italiano.
I nostri connazionali di cui non si hanno notizie da ieri sera sono sei, per la precisione tre coppie. Angelo D’Agostino e Gianna Muset, vogheresi di 71 e 68 anni, Andrea Avagnina e Marinella Ravotti, di Mondovì, Elena Gallamini e Marco Billi. Allarme rientrato per un settimo italiano, Vittorio Di Pietro, un giovane ingegnere originario di Foggia. A Nizza vivono circa trentamila italiani, ai quali si devono aggiungere quelli che erano lì in vacanza.
Manca ancora un elenco completo delle vittime e dei feriti, ma diversi Stati hanno confermato la morte di loro cittadini. Sappiamo che almeno una vittima è russa, una è ucraina, due statunitensi, una svizzera. La stampa tedesca sostiene che siano morte un’insegnante e due studentesse di Berlino, anche se il governo per ora tace. E il Belgio ha annunciato di avere 20 cittadini dispersi.
Intanto il ministero degli Esteri ha invitato gli italiani che si trovano a Nizza a non uscire di casa, lo stesso invito rivolto stanotte a tutta la cittadinanza dal sindaco Christian Estrosi. Sul sito ViaggiareSicuri, gestito dalla Farnesina, si legge che per le emergenze si può contattare il Consolato Generale d’Italia allo 0033 (0) 768054804, mentre per avere informazioni si può chiamare il numero telefonico attivato all’occorrenza dalle autorità francesi, 0033 (0) 1 43175646.
Le polizie di Francia e Italia hanno rafforzato i controlli su entrambi i versanti della frontiera: nella notte si era sparsa una voce che voleva i complici dell’attentatore in fuga in Italia, scelta comprensibile, dato che la frontiera dista appena 40 chilometri. “Ho convocato per venerdì alle 9 al Viminale il Comitato Analisi Strategica Antiterrorismo Nizza”, ha twittato il ministro dell’Interno italiano Angelino Alfano, mentre il presidente francese François Hollande è rientrato all’Eliseo da Avignone per raggiungere l’Unità di Crisi.
La Francia è stata colpita di nuovo quando era più vulnerabile: dopo la fine degli Europei di calcio, giusto la settimana scorsa, molti pensavano di poter tirare un sospiro di sollievo dalla minaccia del terrorismo. Invece l’attentato è arrivato proprio nel giorno della festa nazionale, quando tutti erano per strada, ad ammirare naso all’aria i fuochi d’artificio tricolori. E tanti hanno trattenuto il fiato quando hanno visto una nube di fumo grigio fotografata davanti alla Tour Eiffel; ma era solo il fumo dei giochi pirotecnici.
Patrick Calvar, il capo dei servizi segreti francesi, aveva avvertito il Parlamento che i prossimi attentati si sarebbero potuti svolgere secondo modalità nuove. Usare un mezzo di trasporto per investire i passanti è una metodologia già sperimentata altrove, per esempio nell’ultima ondata di violenza tra israeliani e palestinesi, ribattezzata dalla stampa Intifada dei coltelli o delle automobili. Le indagini chiariranno se l’attentatore di Nizza aveva avuto contatti con l’ISIS, o se la terribile idea gli possa essere balenata in mente ascoltando i proclami dei jihadisti. Messi alle strette sul campo dalla controffensiva in Iraq e Siria, gli uomini del sedicente califfo Abu Bakr al-Baghdadi hanno rivolto un appello a colpire gli occidentali con ogni mezzo: compresi, anzi, incoraggiati quelli di fortuna, per natura meno prevedibili. Senza entrare nel merito di un proclama del genere, non si può non notare che la furia indiscriminata del terrorista è costata la vita anche a numerosi musulmani, sulla carta suoi correligionari. La prima vittima a cadere sotto i suoi colpi è stata proprio una donna maghrebina, Fatima Charrihi, uccisa sotto gli occhi dei figli.
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