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“I nostri torturatori sono ai vertici della polizia, come possiamo chiedere all’Egitto di consegnarci i loro torturatori?”. Se lo chiede il pm Enrico Zucca, ora sostituto procuratore presso la Corte d’Appello e tra i magistrati del processo Diaz, che con un parallelo accosta i fatti del G8 di Genova alla vicenda Regeni.
La dura critica del pm all’operato della polizia – già in passato, in un dibattito pubblico Zucca aveva parlato di una “totale rimozione” delle vicende del G8 e del rifiuto per anni da parte della polizia italiana, di “leggere se stessa” per “evitare il ripetersi” di errori- accoglie il grido di dolore e sottolinea le parole della mamma di Giulio Regeni, il ricercatore italiano torturato e ucciso in Egitto e trovato morto al Cairo il 3 febbraio 2016. “Ho fiducia nella legge, negli avvocati bravi e nella stampa buona e abbiamo tanta solidarietà dai social. Ci aspettavamo di più da chi ci governa: dal 14 agosto quando il premier Gentiloni ci ha annunciato che l’ambasciatore tornava in Egitto, siamo stati abbandonati”, aveva detto la signora Paola durante un dibattito sulla difesa dei diritti internazionali all’Ordine degli avvocati di Genova.
Zucca non si è limitato nei commenti sottolineando che
“la rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica, e queste cose le ho dette e scritte anche in passato. Il Governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte dell’esecuzione di una sentenza”.
Le parole del pm che insieme a Francesco Cardona Albini, ha condotto l’inchiesta e i processi sul massacro compiuto dagli agenti nella scuola-rifugio dei noglobal, al termine del G8 2001 e ha indagato sulle false prove e sulle calunnie che seguirono e sui depistaggi che, in gran segreto, furono orditi ai più alti livelli, da ieri hanno creato un nuovo caso.
Già all’epoca dei fatti di Genova e del G8 l’allora capo della polizia Alessandro Pansa che, d’intesa col ministro dell’Interno dell’epoca Gioacchino Alfano, aveva lamentato la lesione dell’onorabilità della polizia, chiedendo al Guardasigilli Orlando l’avvio di un’azione disciplinare nei confronti di Enrico Zucca. Ora, obiettare pubblicamente sulla inopportunità di chiedere “a un paese dittatoriale uno sforzo che abbiamo dimostrato di non saper far per vicende meno drammatiche”, è un atto oltraggioso per l’attuale capo della polizia Franco Gabrielli che ritiene le parole di Zucca «accuse infamanti che qualificano soltanto chi le proferisce».
Ma il pm della Diaz non torna indietro e ribadisce: «La rimozione del funzionario condannato è un obbligo convenzionale, non una scelta politica, e queste cose le ho dette e scritte anche in passato. Il Governo deve spiegare perché ha tenuto ai vertici operativi dei condannati. Fa parte dell’esecuzione di una sentenza». E ancora: «Noi violiamo le convenzioni, è difficile farle rispettare ai Paesi non democratici».
Poi, sulla decisione del Csm, l’organo di autogoverno della magistratura, di avviare accertamenti preliminari sulle sue frasi riportate dalla stampa, aggiunge come «è normale e doveroso, quando succedono queste cose, che Csm e ministero si accertino sui fatti».
Per il vice presidente del Csm Giovanni Legnini, quella del pm di Genova Zucca a Genova durante un dibattito sulla morte di Regeni «è stata una dichiarazione impegnativa con qualche parola inappropriata». Parole sulle quali si è posata anche l’attenzione del ministero, che ha deciso di acquisire la registrazione delle dichiarazioni rese ieri dal di Zucca.
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