Secco 3-0 dei rossoneri al Celtic, azzurri travolti dal Borussia. I bianconeri travolgono il Copenhagen e guardano al Galatasaray di Mancini.
Ali Multari
La tre giorni di Coppa si è aperta con la serata agrodolce di martedì: in Scozia, Milan inaspettatamente travolgente con un inequivocabile 3-0 nella tana del Celtic (dove, per intenderci, non vinceva dal 1969 e fu il la per il trionfo di Rivera e soci) e il Napoli travolto 3-1 in Germania dai vicecampioni d’Europa del Borussia, più che mai voglioso di riprendersi un ruolo da protagonista assoluto anche quest’anno dopo un avvio in sordina.
A Glasgow il Milan ha dominato a lungo, sofferto il minimo sindacale, ma al Celtic Park sarebbe un fatto normale anche per squadre meno in difficoltà dei rossoneri, messo in mostra un Kakà come non si vedeva da anni e ritrovato un Balotelli come non si vedeva da un mese e più. Ma, soprattutto, ha messo in cassaforte tre punti d’oro. Alla vigilia molti, in casa Milan, avrebbero sottoscritto un pareggio, ma alla luce della vittoria dell’Ajax su un Barcellona formato-vacanza (e non lo si ricorda così male da decadi…) si capisce come, in realtà, i ragazzi di Allegri abbiano centrato un risultato fondamentale per continuare a guardare con ottimismo al prosieguo del cammino.
Kakà ha aperto le marcature (di testa, poi, pezzo meno pregiato del repertorio del brasiliano e al cospetto degli specialisti scozzesi, un po’ addormentati nell’occasione), distribuito assist (e il risorto Balotelli ringrazia), prodotto accelerazioni come non se ne vedevano dal 2007, incenerendo a più riprese la lenta retroguardia degli “Hoops”, dettato i tempi in mezzo al campo. Di tutto, di più e tutto di eccellente fattura.
Il suo rientro a Milano, visto da molti come un atto da “nostalgia canaglia” di Galliani, potrebbe essersi rivelato uno degli affari più azzeccati del mercato rossonero degli ultimi anni. SuperMario, poi, è tornato al gol rompendo un digiuno che si protraeva da Italia-Armenia di ottobre, ma ha anche corso, si è sbattuto parecchio e anche lui ha dato i suoi bravi grattacapi alla difesa biancoverde (a proposito, la peggior versione di una delle maglie più famose e apprezzate del pianeta…). Bravissimo e quasi altrettanto fortunato Abbiati a trovarsi tra le braccia ma anche a non cadere sulla conclusione a botta sicura di Van Dijk. Autentico turning point del match. Sarebbe potuto essere 1-1, invece subito dopo Zapata metteva dentro il secondo pallone. Per Allegri l’amuleto-Champions continua ad essere salvifico. Ora, serve un pari con l’Ajax a S.Siro. Non proibitivo. Neppure così semplice.
Il rigore di Reus
Il Napoli, invece, era atteso da una gara che, formalmente, si presentava come il primo di due match point per passare il turno o, in caso di sconfitta, un addio anticipato all’Europa che conta. Ed è proprio quello che si è verificato a Dortmund dove un Napoli chiamato a dimostrare cosa vuol fare da grande, si è ritrovato piccolo piccolo. Si potrà discutere lungamente anche qui su un effetto “sliding doors” quando, in pochi secondi, Higuaìn manca il pareggio, ottenendo peraltro un rigore non concesso, mentre poi Blasczykowski, insaccava per il 2-0.
La reazione di carattere degli uomini di Benitez c’era eccome e si materializzava nel guizzo vincente di Insigne, tenuto un po’ troppo in naftalina, che giocava a carambola con il palo per il 2-1. Ma il 3-1 finale rispecchia molto più fedelmente la differenza di valori emersa in campo. È vero, il Napoli ha problemi tattici molto evidenti con una sola punta nominale, ma in realtà quattro attaccanti tutti dentro e i poveretti a centrocampo ridotti sull’orlo di una crisi di nervi.
Così come è vero che in difesa sono stati commessi errori a vagonate, a partire dal rigore ingenuo di Fernandez quando non ci si stancherà mai di ripetere che iil metro arbitrale in tema di trattenute è molto più rigido in Europa. Per continuare con gli strafalcioni in serie di Armero e Maggio. Ma la verità è che sembrava si affrontassero autovetture di cilindrata diversa. Il Borussia faceva le stesse cose a velocità tripla. Ora al Napoli servirebbe addirittura un successo con tre reti di scarto sull’Arsenal, dando per scontati i tre punti dei tedeschi con il derelitto Marsiglia.
Pesantissimo il primo successo stagionale della Champions della Juve che ha dominato, ma anche sofferto non poco per superare l’organizzatissima retroguardia del Copenaghen. Ha anche subito la legge dell’ex (Mellberg) ma alla fine l’ha spuntata 3-1 con un Vidal mostruoso ben al di là della tripletta. Di cui due reti su rigore. Netti entrambi, peraltro.
Ora, la partita della verità ad Istanbul contro il Galatasaray di Roberto Mancini che ha sprecato una buona occasione di presentarsi a questo spareggio con due risultati si tre a disposizione. I turchi non hanno saputo approfittare, infatti, di una superiorità numerica durata quasi l’intero match al Bernabeu contro un Real già privo di CR7. Alla Juve sarà sufficiente strappare un punticino nella bolgia dell’Ali Sami Yen.
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