Italiani sempre più pessimisti, solo l’8 per cento ha fiducia nella possibilità di ripresa nel 2014. Sono schiavi delle rate, quasi una persona su quattro persino per le cure mediche. Ma il dato ancora più preoccupante è che uno su tre non arriva alla fine del mese.
A lanciare l’allarme è il Rapporto Italia 2014, realizzato dall’istituto di ricerca Eurispes e presentato oggi a Roma. Il rapporto prende in esame un campione di 1097 cittadini con rilevazioni compiute tra il 13 dicembre 2013 e il 14 gennaio 2014.
Sette persone su dieci (69,9%) hanno constatato, nel corso dell’ ultimo anno, una perdita del proprio potere di acquisto (24,1% “molto” e il 45,8% “abbastanza”). Il 25,1% ha riscontrato invece una riduzione minima della capacità di fare acquisti attraverso le proprie entrate. Ridotte le spese destinate ai regali (84,3%), ai pasti fuori casa (81%), mentre il 75% privilegia l’ acquisto di prodotti di abbigliamento presso punti vendita più economici. Per quanto riguarda la spesa alimentare, invece, si cambia marca di un prodotto se più conveniente (75,9%) o ci si rivolge ai discount (58%). Nel rivedere il proprio stile di vita, gli italiani dichiarano di aver limitato le uscite fuori casa (78,5%) e di andare più spesso a pranzo/cena dai propri genitori (41%). Se costretti a ridurre le spese non rinuncerebbero, comunque, ai prodotti alimentari di qualità (37,2%), agli spostamenti in macchina e in moto (12,6%) e agli abiti di marca (10,1%). E il questo balletto di percentuali a farne le spese è soprattutto il ceto medio italiano.
Noi stessi che avevamo parlato negli anni scorsi di ‘ progressiva proletarizzazione dei ceti medi’ – ha affermato Gian Maria Fara, presidente Eurispes – ci sentiamo in obbligo di correggere il tiro e definire quella di oggi una ‘progressiva pauperizzazione’. Versione – ha proseguito Fara – ancora più pericolosa dove si consideri che proletario è colui che presta la propria opera di salariato a favore di un’ impresa. La pauperizzazione è l’ impoverimento tout court.
L’Istituto di ricerca ha evidenziato una serie di indicatori positivi della performance economica italiana:
Nel 1999 eravamo al quinto posto nella Ue a 27 per saldo commerciale normalizzato nei manufatti. Oggi siamo al terzo posto. Negli ultimi cinque anni il fatturato estero dell’ industria italiana ha superato quello tedesco e francese. Negli ultimi due anni siamo stati tra i soli cinque paesi al mondo (con Cina, Germania, Giappone, Corea del Sud) a conseguire un saldo commerciale con l’ estero superiore ai 100 miliardi di dollari. Il nostro comparto agricolo ha prodotto risultati fortemente positivi sia in termini di fatturato sia di occupazione. L’ Italia resta una tra le mete preferite del turismo internazionale”.
nonostante gli ostacoli, i ritardi, i mille impedimenti che lo Stato pone a chi decide di avviare una qualsiasi attività imprenditoriale, attraverso una pressione fiscale insopportabile, una burocrazia pervasiva e ossessionata dal regime del controllo e della concessione in luogo del diritto”.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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