Nuovo colpo di scena nel caso Cucchi. La nuova svolta nel processo sulla morte di Stefano Cucchi è rappresentata dalla decisione forte e ammirevole del comandante Giovanni Nistri che, in una lettera indirizzata a Ilaria Cucchi, ha fatto cadere il velo di omertà e cameratismo che hanno accompagnato la vicenda.
Il generale Nistri infatti si è impegnato non solo a procedere disciplinarmente nei confronti dei responsabili del pestaggio e delle calunnie, ma anche a costituire l’Arma come parte lesa nel processo per depistaggio ai suoi militari, qualora nella richiesta di rinvio a giudizio appariranno evidenti le circostanze che la vedono parte lesa.
E’ quanto si legge in una lettera, inviata un mese fa alla sorella di Stefano Cucchi, Ilaria, e pubblicata oggi sul quotidiano ‘La Repubblica’ . “Crediamo nella giustizia e riteniamo doveroso che ogni singola responsabilità nella tragica fine di una giovane vita sia chiarita, e lo sia nella sede opportuna, un’aula giudiziaria”, scrive il generale Nistri.
“Gentile Signora Ilaria Cucchi, ho letto con grande attenzione la lettera aperta che ha pubblicato sul suo profilo Facebook”: così inizia Nistri la sua missiva. “Sabato scorso, a Firenze, nel rispondere a una domanda di una giornalista, pensavo a voi e alla vostra sofferenza, che ho richiamato anche nel nostro ultimo incontro. Pensavo alla vostra lunga attesa per conoscere la verità e ottenere giustizia. Mi creda, e se lo ritiene lo dica ai suoi genitori, abbiamo la vostra stessa impazienza che su ogni aspetto della morte di Suo fratello si faccia piena luce e che ci siano infine le condizioni per adottare i conseguenti provvedimenti verso chi ha mancato ai propri doveri e al giuramento di fedeltà”.
“Abbiamo la vostra stessa impazienza – prosegue Nistri – perché il vostro lutto ci addolora da persone, cittadini, nel mio caso, mi consenta di aggiungere: da padre. Lo abbiamo perché anche noi la stragrande maggioranza dei carabinieri, come lei stessa ha più volte riconosciuto, e di ciò la ringrazio crediamo nella giustizia e riteniamo doveroso che ogni singola responsabilità nella tragica fine di un giovane vita sia chiarita, e lo sia nella sede opportuna, un’aula giudiziaria”.
“Proprio il rispetto assoluto della legge – continua il generale – nella lettera ci costringe ad attendere la definizione della vicenda penale. Come vuole la Costituzione, la responsabilità penale è personale. Abbiamo bisogno che sia accertato esattamente, dai giudici, ‘chi’ ha fatto ‘che cosa’. Comprendiamo l’urgenza e la necessità di giustizia, così come lo strazio di dover attendere ancora. Ma gli ulteriori provvedimenti, che certamente saranno presi, non potranno non tenere conto del compiuto accertamento e del grado di colpevolezza di ciascuno. – prosegue ancora Nistri – Ciò vale per il processo in corso alla Corte d’ Assise. E ciò varrà indefettibilmente anche per la nuova inchiesta avviata dal Pubblico Ministero nella quale saranno giudicati coloro che oggi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere”.
“Io per primo, e con me i tanti colleghi, oltre centomila, che ogni giorno rischiano la vita – conclude Nistri – soffriamo nel pensare che la nostra uniforme sia indossata da chi commette atti con essa inconciliabili e nell’essere accostati a comportamenti che non ci appartengono“.
Queste parole vengono pubblicate oggi, giorno in cui Francesco Tedesco, il militare superteste e imputato per omicidio preterintenzionale insieme ad altri quattro, è stato sentito in aula davanti alla prima Corte d’assise di Roma ed ha confermato le accuse a due suoi colleghi coimputati.
Alla sbarra nel procedimento bis in corso davanti alla prima Corte d’Assise: Alessio Di Bernardo, Raffaele D’Alessandro e Tedesco, rispondono di omicidio preterintenzionale. Tedesco risponde anche di falso nella compilazione del verbale di arresto di Cucchi e calunnia insieme al maresciallo Roberto Mandolini, all’epoca dei fatti a capo della stazione Appia, dove venne eseguito l’arresto. Vincenzo Nicolardi, anche lui carabiniere, è accusato di calunnia con gli altri due, nei confronti degli agenti di polizia penitenziaria che vennero accusati nel corso della prima inchiesta sul caso. Altri otto carabinieri sono indagati nel fascicolo sui presunti depistaggi sul caso, e rispondono di reati che vanno dal falso, all’omessa denuncia, la calunnia e il favoreggiamento.
Ilaria Cucchi, sorella della vittima Stefano, da sempre in prima linea per fare luce sulla morte del fratello avvenuta quasi dieci anni fa, risponde così alla lettera del generale Nitri : “È stata per me un momento emotivamente molto forte. Perché è arrivata dopo anni in cui io e la mia famiglia ci siamo sentiti traditi, ora la lettera del generale Nistri è tornata a scaldarmi il cuore ed a scacciare il senso di abbandono che ho vissuto in questi nove anni. Oggi finalmente posso dire che l’Arma è con me”. Ilaria Cucchi, parla anche della possibilità che l’Arma si costituisca parte civile, in un eventuale processo per depistaggio: “So che nulla è ancora deciso. E che in ogni caso bisognerà attendere la richiesta di rinvio a giudizio per gli otto ufficiali indagati per il depistaggio. Ma ne ho parlato con il generale Riccardi, portavoce del Comandante che mi ha assicurato come l’ipotesi sia concreta. Sarebbe bellissimo, perchè come scrive Nistri, mio fratello è morto ma ad essere lesa, insieme alla sua vita e a quella della mia famiglia, è stata anche l’Arma e i suoi centomila uomini cui la lettera fa riferimento”.
AGMC
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