Con 378 si e 220 no Matteo Renzi incassa anche ha la fiducia della Camera. 599 i presenti, 598 i votanti, un astenuto. Renzi come Letta. Per il neo presidente del Consiglio un voto in meno rispetto a al suo predecessore che l’11 dicembre scorso ebbe la fiducia della Camera con 379 si, dei 212 no e dei 2 astenuti.
Il premier, cosi’ come e’ successo al Senato, non ha aspettato il voto finale, che è arrivato intorno alle 20,30. Ma è rimasto tutta la giornata nell’Aula e nel suo discorso ha chiesto anche che si acceleri sul cambiamento dei regolamenti parlamentari. “Ora si lavora sul serio”, aveva twittato di prima mattina.
Un fedelissimo rivela che lo stesso premier non è rimasto del tutto soddisfatto del suo stesso discorso di oggi. Di sicuro oggi Renzi ha evitato di alzare i toni, soprattutto con il Movimento 5 stelle. Non ha mancato di fare citazioni – da quella sulla “famiglia Addams” a quella sullo scrittore inglese Keith Chesterton: “Il mondo non finirà mai per la mancanza di meraviglie, ma per la mancanza di meraviglia”, fino a Giorgio La Pira, “un sindaco di Firenze che era molto più grande e capace di me”, Don Milani (la “Lettera a una professoressa”), Aldo Moro ed Enrico Berlinguer -. Poi l’affondo su:
Abbiamo un’ unica chance: prendere ora, qui e adesso l’ occasione della timida ripresa che si sta affacciando, per fare l’ unica cosa che possiamo fare: cambiare profondamente il nostro Paese”.
Ed ancora:
Abbiamo rischiato tutto quello che era possibile rischiare, ora non ci sarà nessuna scusa per nessuno”.
In serata Renzi è ospite di Ballarò, la trasmissione condotta da Giovanni Floris. Lì Matteo si lascia andare a considerazioni personali sulla vicenda che ha visto il passaggio del testimone da Letta a lui.
Io sono molto triste per come e’ stata riportata la vicenda del cambio guardia al governo ma il tempo è galantuomo e come sono andate davvero le cose lo so io e lo sanno anche i protagonisti della vicenda. Capisco il risentimento umano ma io faccio politica con sentimento, non con risentimento. Io – torna a dire a proposito del passaggio elettorale – mi ero fatto tutto un altro film. Non ho mica paura di fare campagna elettorale, ma ora non sono qui per aggiungere una riga al curriculum in cui non figura quello che mi interessa: cambiare l’ Italia. E se il presidente del Consiglio lo faccio io ciascun trentenne o quarantenne può finalmente pensare che questo non e’ un Paese di parrucconi”.
“Per questo non falliremo”, dice a chi gli ricorda che per Scalfari l’assunzione di responsabilità rivendicata al Senato non evita il baratro del Paese se anche questo governo fallisse.
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