E’ morto in ospedale a Roma Pino Pelosi. Condannato per l’omicidio di Pier Paolo Pasolini. Pelosi, 58 anni, era malato da tempo. “Er rana” come lo chiamavano gli amici che insieme a lui facevano la vita tra la stazione Termini, San Lorenzo e le borgate più degradate della capitale se ne va portando nella tomba quella parte di misteri che ancora volteggiano sulla fine del poeta, scrittore e regista friulano, naturalizzato romano. Con lui se ne va quell’ultimo brandello di verità sconosciuta riguardante il ruolo dei complici che quella notte tra il 1 e il 2 novembre del 1975 insieme a lui massacrarorono Pasolini all’Idroscalo di Ostia. E fu proprio il suo comportamento, le dichiarazioni ai giudici, le ritrattazioni, e nuove fantasiose ricostruzioni lautamente pagate da giornali in cerca di scoop, a scatenare le ipotesi più strane soprattutto nel giro di una cerchia politico culturale radicalchic che dietro quella tragedia volle vedere (e continua a vedere) il complotto e non ciò che quella sera fu: un degradante (uno dei tanti) incontro di marchettari con un genio prigioniero di una personalità troppo grande per non finire prima o poi nel sangue, come poi puntualmente sarebbe finita. La morte del Rana riaprirà le polemiche sopite ormai da tempo ma con ogni probabilità l’uscita di scena dell’unico colpevole secondo le sentenze della magistratura mette la parola fine ad una storia che ha privato l’Italia di uno dei suoi interpreti più profondi.
Pelosi combatteva da tempo contro un tumore ed era stato ricoverato anche al Gemelli. Fu condannato con sentenza definitiva quale colpevole dell’omicidio di Pasolini, lo scrittore ucciso nella notte tra il 1 e 2 novembre 1975. Pelosi fu fermato la notte stessa a Ostia alla guida dell’auto di Pasolini. Accusato di furto, confessò di avere rubato la vettura e viene trasferito nel carcere di Casal del Marmo. Interrogato giorni dopo racconterà una prima versione, ovvero di essere stato abbordato da Pasolini all’Idroscalo, di una colluttazione a causa di una prestazione sessuale, dell’investimento involontario dello scrittore durante la fuga in auto.
Pelosi fu poi condannato nel 1976 per omicidio volontario in concorso con ignoti; la Corte ritenne non fosse solo. La Corte d’Appello confermò la condanna per omicidio ma non diede credito all’ipotesi dei complici. Nel 1979 la Cassazione confermò la sentenza. Nell’83 ottenne la libertà condizionata.
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