Prandelli ha reso noto il “listone” di 30 giocatori+1 (il quarto portiere, Mirante del Parma, che avrà chances solo in caso di k.o. di uno dei tre colleghi che lo sopravanzano) tra i quali dovrà selezionare i 23 che voleranno in Brasile.
Le scelte sono sempre complicate, e da noi anche più che altrove, le polemiche immancabili eppure ci sono state sorprese veramente inattese: dentro Pepito Rossi (ma ci poteva stare), dentro Chiellini (ne parleremo a parte), dentro gli impronosticabili (o difficilmente pronosticabili, via) Darmian e Pasqual oltre alle novità in parte annunciate dei “naturalizzati” Paletta e Romulo. Ma chi è rimasto a casa?
Giuseppe Rossi
Tra gli esclusi spiccano i nomi di Gilardino e Criscito. Il primo, considerato uno dei “pretoriani” di Prandelli, miglior cannoniere azzurro in attività, autore del gol-qualificazione con la Bulgaria a settembre, reduce da un ottimo campionato con 15 reti nel traballante Genoa e uno dei pochi superstiti del trionfo di Berlino 2006 (rimangono Buffon, Barzagli, De Rossi e Pirlo). Cotanto biglietto da visita non è bastato. Si pensava che a rischiare il “taglio” fossero più Destro o Insigne. Comunque, in ogni caso, una scelta dolorosa e foriera di dibattiti, vista l’abbondanza che regna nel reparto avanzato, l’unico a “soffrire” di tale problema. Prandelli, invece, ha voluto premiare la straordinaria efficacia realizzativa dell’attaccante della Roma (una media di un gol a partita nonostante infortuni e squalifiche, la migliore in tutta la serie A) e lo stato di forma eccellente che sta attraversando la punta “tascabile” del Napoli. Gilardino non l’ha presa bene e, per il momento, ha preferito restare in silenzio rifugiandosi in famiglia.
Criscito, invece, non le ha mandate a dire: “Non nascondo il dispiacere…Ci sono rimasto più di merda adesso che due anni fa all’Europeo (venne escluso perchè coinvolto nello scandalo del calcioscommesse da cui poi ne uscì pulito con un’archiviazione, ndr)…Grazie a tutti per il sostegno“, il commento affidato ad un tweet dal difensore dello Zenit. Ed è un’esclusione che, visto il non eccezionale parco difensori tra cui scegliere e l’esperienza internazionale di assoluto livello maturata in Russia e nelle coppe europee, fa ancor più sensazione di quella, pur eccellente, dell’attaccante rossoblu.
Sul rebus delle punte, ad oggi, l’elenco consta di ben 7 elementi e non è affatto escluso che Rossi riesca a conservare il biglietto aereo tra i 23. Prandelli ha optato per una convocazione che, di qui al 2 giugno (data ultima per comunicare la lista definitiva), faccia salva la possibilità per l’attaccante viola di recuperare la miglior forma fisica dopo il traumatico infortunio che lo aveva tenuto fuori sino alla finale di Coppa Italia. Il ragazzo ha già dimostrato in passato di avere una forza di volontà fuori dal comune. Non è detto che basterà. Ma se dovesse ritornare il miglior Pepito (era il capocannoniere prima dello stop) sarebbe quel tipo di giocatore in grado di spostare gli equilibri.
Difficile, in ogni caso, che a restare a casa possa essere Cassano. Una volta deciso di offrirgli una nuova chance e vinte le probabili resistenze di alcuni “senatori” dello spogliatoio, non avrebbe, oggettivamente, molto senso lasciarlo davanti alla tv.
Da verificare con attenzione e curiosità Darmian così come gli “italianizzati” Paletta e Romulo. Questi ultimi due, però, occupano ruoli dove la concorrenza è minore e non dovrebbero rischiare.
il “casus belli” in Roma-Juve
Quanto a Giorgio Chiellini non si è parlato praticamente d’altro dal fischio finale di Roma-Juve in poi. Il difensore bianconero, affatto nuovo a episodi da moviola, è stato al centro di un autentico “caso” tra diplomazia e regole. I fatti: nel corso della “disfida” dell’Olimpico aveva colpito con gomito Pjanic. L’arbitro Russo aveva fischiato punizione. Sbagliando chiaramente. Ma, avendo valutato, sia pur erroneamente, avrebbe inibito il ricorso alla prova tv. Sarebbe stato ingiusto ma sarebbe ancora andata bene. Invece, la Procura Federale (magari anche per “par condicio” con quanto accaduto in precedenza…) ha introdotto un ulteriore apertura alla possibilità di ricorrere al mezzo tv: frazionare l’intervento falloso in più momenti. E’ stato così che l’arbitro Russo, invitato due volte a chiarire l’accaduto, ha fornito la risposta per mail in cui ammetteva di aver visto e sanzionato il “blocco” di Chiellini ma di non essersi accorto della successiva gomitata. A questo punto, il giudice sportivo, Tosel, poteva entrare nel merito osservando il filmato. E la conseguenza è stata l’applicazione tabellare della sanzione dovuta per episodi “violenti”: 3 giornate di squalifica. Come per Destro. Ma a questo punto il dilemma: applicare il codice etico come fatto in precedenza con il romanista privando però la nazionale di uno dei suoi migliori difensori o far prevalere ragion di Stato? Prandelli ha optato per la seconda possibilità, anticipando persino il pronunciamento di Tosel (come già accaduto anche con Destro, anche se in direzione opposta): “Ho visto le immagini: per me non è un fallo violento”. Punto. Tagliata la testa al toro. Chiellini al Mondiale.
Una domanda, però, sorge spontanea: ha senso ancora mantenere in vita un codice etico suscettibile di applicazione a targhe alterne?
Ma, soprattutto, aveva senso l’idea di introdurre un tale strumento? Affidando all’insindacabile (e inappellabile) giudizio del Ct la valutazione di episodi per i quali esiste già un organo preposto? Nel diritto penale (sostanziale e processuale) esiste il principio del ne bis in idem: non si può esser giudicati due volte per il medesimo fatto costituente reato. E’ vero che il codice etico è frutto di una spontanea adesione dei giocatori del gruppo azzurro ad un regolamento “interno” concordato con il proprio Ct, ma resta che, a livello logico, giuridico e, in casi come questo, “etico” sia più che discutibile. Ancor più se ancorato a valutazioni di mera opportunità.
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