Proiettiamoci già oltre domenica prossima, quando più di 51 milioni di italiani – 51.299.871 i possessori di una tessera elettorale valida: mai stati così numerosi negli ultimi 27 anni – sono chiamati al voto per le elezioni politiche del 4 marzo 2018 e, solo in Lombardia e nel Lazio, anche per il rinnovo del presidente della regione. Ricordiamo che le urne si chiuderanno alle 23. Lo spoglio delle schede non sarà breve, vista la complessità della legge elettorale. Motivo per cui i risultati definitivi arriveranno in nottata.
Calcoliamo subito che ci vorrà minimo un mese, forse anche di più, per elezione dei presidenti delle due Camere del Parlamento e per le successive consultazioni. Sempre che uno dei tre poli – Centro destra, M5S o Pd – raggiunga quell’agognato 35 % senza il quale sarà impossibile qualsiasi costituzione di governo se non attraverso coalizioni.
Una volta scrutinate tutte le schede e proclamati i risultati, il 5 marzo comincerà la maratona per trovare i nuovi presidenti delle Camere e formare il nuovo governo. Queste le tappe.
8-9 MARZO. I nuovi deputati e senatori possono cominciare a registrarsi in Parlamento: foto, consegna del tesserino da parlamentare e altri adempimenti burocratici.
23 MARZO. Prima seduta delle nuove Camere. Per scegliere chi presiederà questo primo appuntamento delle nuove assemblee, i regolamenti parlamentari di Camera e Senato fissano criteri diversi . A Palazzo Madama vale quello dell’anzianità: l’onore spetterà all’ex presidente della Repubblica e senatore a vita Giorgio Napolitano (93 anni). A Montecitorio si pescherà dai vicepresidenti della Camera della passata legislatura, partendo da quello che è stato eletto con più voti: toccherà al Pd Roberto Giachetti, sempre che venga rieletto, altrimenti si passerà a Luigi Di Maio. Se tra i deputati non dovesse esserci nessun ex vicepresidente (neanche delle precedenti legislature), sul seggio più alto siederà il deputato più anziano.
L’ELEZIONE DEI PRESIDENTI DELLE CAMERE : La prima seduta sarà dedicata all’elezione dei nuovi presidenti. Al Senato si farà presto, massimo due giorni:se dopo tre votazioni nessuno supera la maggioranza assoluta si va al ballottaggio tra i due più votati: vince il più votato. Alla Camera, invece, i tempi potranno essere più lunghi: per eleggere il nuovo numero uno dell’assemblea serve la maggioranza dei due terzi nei primi tre scrutini, poi la maggioranza assoluta, e si va avanti così fino alla fumata bianca.
25 MARZO: per questa data i parlamentari devono aver comunicato a quale gruppo vogliono appartenere.
27 MARZO: entro questa data i gruppi parlamentari eleggono i loro presidenti
FINE MARZO-INIZIO APRILE: Una volta eletti i presidenti di Camera e Senato e formati i gruppi parlamentari, il premier Gentiloni rassegna le dimissioni e partono al Quirinale le consultazioni per la formazione del nuovo governo. La settimana santa (Pasqua quest’anno cade il primo aprile) non dovrebbe bloccare i lavori. Al Quirinale saliranno i presidenti delle Camere, l’ex capo dello Stato Giorgio Napolitano e i rappresentanti dei gruppi parlamentari. Al termine del giro d’orizzonte Mattarella deciderà il da farsi: incarico esplorativo (se la situazione dovesse essere ancora confusa) o incarico pieno, per formare il nuovo governo. Nel frattempo continua a governare Gentiloni, in carica per gli affari correnti.
IL NUOVO GOVERNO: se l’incaricato scioglie la riserva, presenta la lista dei ministri al presidente della Repubblica, giura con la sua squadra al Quirinale e va alla Camera e al Senato per il voto di fiducia. Se invece rinuncia, nuovo giro di consultazioni e nuovo incarico. Una volta ottenuta la fiducia dei due rami del Parlamento, il governo non ha altri adempimenti da compiere e può cominciare il suo lavoro.
citazione: articolo ANSA a firma Marco Dell’Omo
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