Quando mancano circa cinquemila sezioni da scrutinare alla Camera e poco meno al Senato, è ormai chiara l’intenzione di voto depositata ieri nelle urne da quel 73% di elettori che si sono recati a votare per indicare finalmente, dopo quattro amministrazioni consecutive non votate (Monti, Letta, Renzi, Gentiloni), un nuovo governo per il Paese.
Il futuro, ricordava il presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel suo discorso di fine anno, richiamando i partiti a sforzarsi di avanzare “proposte adeguate, realistiche e concrete”, è nelle mani degli elettori: “Ora abbiamo davanti una pagina bianca – diceva – e a scriverla saranno gli elettori, successivamente i partiti e il Parlamento.
Questo hanno fanno ieri i cittadini italiani che hanno proclamato Di Maio (M5S, 32%) e Salvini (Lega, 18%) indiscussi vincitori. Hanno espresso il loro disappunto a chi ci ha governato dal 2013 – il Pd, che non arriva al 20% (18,9), mentre gli scissionisti confluiti in Leu superano di poco il 3% – . Vince il centro destra – Fi, Lega e FdI – con il 37,01% alla Camera e il 37,47 al Senato. All’interno della coalizione è la Lega a farla da padrone, con un distacco di quasi quattro punti da Berlusconi (13,9%) e una decina di seggi in più al Senato e quasi venti alla Camera.
In attesa che la parola passi al Colle, oggi a parlare saranno i vari big. Grillo si precipita a Roma per condividere con Di Maio il trionfo direttamente nella capitale; Salvini è invece atteso alle 11 a via Bellerio per una conferenza stampa dove sarà importante soppesare ogni singola parola per capire se sterzerà verso l’M5S dopo aver reclamato la leadership del centrodestra. Sempre dal fronte del centrodestra, si dovrà attendere questo pomeriggio (alle 15) la lettura del voto di Giorgia Meloni.
Nel pomeriggio anche Renzi parlerà al Nazareno, per un’analisi della cocente sconfitta che avvia un inevitabile redde rationem nel Pd dal quale, non è escluso, potrebbe uscirne dimissionario. Sempre a sinistra, la Bonino al 2,6%, è ad un passo dalla soglia dell’autonomia del 3%, mentre la Lorenzin con Civica per l’Italia Dati che sostanzialmente si replicano al Senato, dove devono essere scrutinate ancora 5 mila sezioni su 61.401.
La stampa internazionale, già nella notte, ha così commentato i nostri risultati politici: “Vincono i populisti e l’instabilità” dalla ‘Faz’ al ‘Guardian’. “La crescita dei populisti porta allo stallo politico” titola l’emittente britannica ‘Bbc’. L’espressione chiave è “hung parliament”, il parlamento bloccato, senza maggioranza. A evidenziare l’incertezza conseguenza del voto e’ anche il ‘Wall Street Journal’, uno dei principali quotidiani degli Stati Uniti. “E’ probabile l’inizio di un prolungato periodo di instabilità politica e tensione nella terza economia dell’Eurozona” sottolinea il giornale, secondo il quale “dal voto non emerge un vincitore assoluto”. In parte differente la lettura del ‘New York Times’, foglio “liberal”, che titola sulla “grande ascesa di estrema destra e populisti”. Un altro quotidiano di area progressista, il britannico ‘Guardian’, evidenzia che “circa il 50 per cento degli italiani che hanno votato hanno sostenuto partiti populisti una volta considerati di nicchia”.
Il media russo che dà più risalto al risultato delle elezioni italiane è RT, che apre l’edizione internazionale del suo sito con il titolo “boom dei partiti euroscettici anti-establishment”. “Il Movimento 5 stelle – si legge nell’incipit del pezzo, corredato da una foto di Beppe Grillo e Luigi di Maio – stando alle proiezioni è risultato il primo partito nelle elezioni italiane mentre la Lega, sigla anti-immigrati, ha superato le previsioni iniziali”. “I partiti centristi pro-Ue – sottolinea il media, costola del Cremlino – hanno subito perdite drammatiche”.
Rispetto alla prova del Partito democratico al governo negli ultimi anni, poi, giudizio senza appello: “Il partito di centrosinistra guidato da Matteo Renzi ha ottenuto un risultato tremendo”. Le “difficolta’ dei negoziati” per la nascita di un nuovo esecutivo in evidenza anche sulla ‘Frankfurter Allgemeine’. Che all’indomani del via libera dell’accordo tra socialdemocratici e cristianodemocratici a Berlino, annota: “Populisti, euroscettici e partiti di destra hanno raccolto il maggior numero di voti”.
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