Oltre 17 miliardi di euro recuperati nella lotta all’evasione fiscale nel 2016, ma è solo una goccia nel mare. Se da una parte l’Agenzia delle entrate festeggia il record (che ufficializzerà tra un paio di settimane), dall’altra, la cifra in questione è destinata ad essere fortemente ridimensionata.
Innanzitutto, ben 4 miliardi non sono riconducibili a una maggiore efficienza del meccanismo di riscossione statale, ma piuttosto al voluntary disclosure, ovvero a quei capitali illegali detenuti all’estero o in patria, volontariamente regolarizzati grazie alla sanatoria del governo Renzi.
“Ma secondo voi chi li ha fatti i 400 mila accertamenti, relativi a 130 mila istanze, che sono serviti a incassare i 4 miliardi della voluntary?”, si difende il direttore dell’Agenzia delle Entrate Rossella Orlandi – Vi hanno lavorato 4 mila addetti e senza ulteriori risorse. Le altre forze sono state impegnate nell’attività di accertamento che ha portato più o meno gli stessi risultati degli ultimi tre anni. E nel conteggio dei 17 miliardi mancano ancora gli incassi delle lettere di compliance” ha aggiunto la Orlandi.
In particolare le compliance, ovvero le “letterine” che rammentavano a chi era indietro con i pagamenti di versare i tributi richiesti, hanno permesso di recuperare tra i 300 e i 400 milioni di euro. Solo nel 2016 ne sono state spedite 700mila.
Se però si guardano i dati 2015 della Corte dei Conti, risulta evidente che solo la metà dei soldi recuperati, circa 7,7 miliardi, proviene da “attività di controllo e accertamento sostanziale”. I restanti 7 miliardi e passa rientrano nelle casse dello Stato grazie ai controlli automatizzati che hanno incrociato redditi e dichiarazioni, evidenziando eventuali incongruenze. Non bisogna dimenticare poi che l’Italia con 109 miliardi ogni anno – di cui 40 miliardi solo di Iva: tre volte la manovra finanziaria 2017 – è ancora tra i Paesi con il più alto tasso di evasione.
E che dire, poi, dell’innalzamento del tetto sull’uso del contante (da mille a 3mila euro, n.d.r) che secondo i detrattori avrebbe costituito un vero e proprio incentivo alle transazioni ‘in nero’? Insomma, i motivi per ridimensionare il “record” ci sono tutti, ma, in ogni caso, quella dei 17 miliardi è una cifra che rappresenta un obiettivo raggiunto, con un anno di anticipo, nel 2016 anziché nel 2017 ed un successo personale del direttore Rossella Orlandi, in sella dal 2014 e in attesa di destino politico: il suo incarico all’Agenzia delle entrate scade infatti nel giugno prossimo.
In attesa di giudizio è anche il destino di Equitalia, che aspetta di essere cancellata definitivamente ed inglobata di fatto nell’Agenzia delle Entrate, procedura che va avanti lentamente e che dovrebbe concludersi solo entro il primo luglio, secondo quanto stabilito dai termini di legge.
P.M.
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