“Vorrei poter guardare il volto dei poveri senza arrossire”. E’ l’incipit del discorso di papa Francesco alla cerimonia di apertura della 42/a Sessione del Consiglio dei Governatori del Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (Ifad), presso la sede della FAO, a Roma. L’Ifad è l’agenzia dell’Onu, presente in 181 Paesi del mondo, impegnata a beneficio delle popolazioni rurali più povere. All’incontro anche alcuni rappresentanti delle popolazioni indigene.
C’era attesa per le parole del Pontefice, per la necessità attraverso dialogo, cooperazione e solidarietà di “offrire soluzioni concrete e reali” per vincere “la battaglia contro la fame nel mondo”.
Bisogna essere determinati in questa lotta perché “la fame non ha presente né futuro. Solo passato'”, auspica il Santo Padre. “Per questo è necessario l’aiuto della comunità internazionale, della società civile e di coloro che possiedono risorse”. “Le responsabilità non si sfuggono, passandole dall’uno all’altro, ma vanno assunte perché offrano soluzioni concrete e reali”, ha aggiunto il Pontefice.
Ma siamo ancora molto “lontani da soluzioni che possano favorire quella fetta del mondo che diventa sempre più ampia”. Papa Francesco si riferisce ai contadini, i più poveri. “Proprio chi coltiva non hanno abbastanza acqua per se stessi né per le loro colture; le loro infrastrutture sanitarie sono molto carenti, le loro abitazioni sono scarse e difettose”, realtà che si prolungano nel tempo, “quando, d’altra canto, la nostra società ha raggiunto grandi risultati in altri settori della conoscenza. Ciò significa che siamo di fronte a una società che è in grado di far progredire i suoi scopi di bene; e la battaglia contro la fame e la miseria, se la si affronta seriamente”.
La Santa Sede, da parte sua, ha aggiunto il Pontefice, ha sempre “sostenuto gli sforzi messi in campo dalle agenzie internazionale per fronteggiare la povertà”. Infatti Francesco ha anche fatto riferimento agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile, in modo particolare, “allo sradicamento della povertà, alla lotta contro la fame e alla promozione della sovranità alimentare”. Ma “nulla di tutto ciò sarà possibile – ha ricordato – se non si otterrà lo sviluppo rurale, uno sviluppo di cui si sta parlando da tempo ma che non si è ancora concretizzato”. “E risulta paradossale – ha aggiunto – che buona parte degli oltre 820 milioni di persone che soffrono la fame e la malnutrizione nel mondo viva in zone rurali, si dedichi alla produzione di alimenti e sia composta da contadini”.
Il contributo dell’Ifad è “essenziale” per andare “controcorrente”: “La tendenza di oggi vede il rallentamento della riduzione della povertà estrema e l’aumento della concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi. Pochi hanno troppo e troppi hanno poco. Molti non hanno cibo e vanno alla deriva, mentre pochi annegano nel superfluo. Questa perversa corrente di disuguaglianza è disastrosa per il futuro dell’umanità. Grazie quindi perché voi pensate e agite controcorrente”, ha detto Francesco nel suo saluto al personale dell’Ifad.
Secondo l’Onu è cresciuto di 34,5 milioni in un anno il numero di coloro che soffrono la denutrizione nel continente africano. Gravi quini le conseguenze sulla salute, soprattutto nei bambini che soffrono di arresto nella crescita. Proprio le condizioni climatiche, in alcune zone del continente nero, hanno causato un forte calo della produzione agricola con conseguente innalzamento dei prezzi dei prodotti alimentari. Le rimesse dalla migrazione internazionale e interna, si avverte nell’ultimo Rapporto dell’Onu, “svolgono un ruolo importante nel ridurre povertà e fame e nello stimolare investimenti produttivi. Le rimesse internazionali ammontano a quasi 70 miliardi di dollari, circa il 3% del Pil africano e rappresentano un’opportunità di sviluppo nazionale su cui i governi dovrebbero lavorare”.: in totale sono 257 milioni.
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