Per la morte di Michael Brown, ucciso a Ferguson, nel Missouri, con sei proiettili, di cui due alla testa, secondo il ‘Gran Giurì‘ non vi sono prove sufficienti ad incriminare Darren Wilson, l’agente di polizia che sparò al giovane.
L’uccisione del 18enne afroamericano per mano del poliziotto bianco è avvenuta a Fergoson, Missouri, il 9 agosto scoro. Secondo la prima ricostruzione, fatta dalla polizia locale, quel sabato pomeriggio il ragazzo camminava in una strada della città con un amico quando viene avvicinato da una macchina della polizia, da cui scende un agente, che chiede a Michael di entrare nel veicolo. Di fronte al rifiuto del ragazzo, sarebbe partita una colluttazione, con Brown che avrebbe cercato di impadronirsi della pistola dell’agente. Almeno un colpo di pistola sarebbe stato sparato durante lo scontro tra i due, all’interno del veicolo. Il ragazzo avrebbe cercato di fuggire, prima di essere raggiunto dai colpi mortali dell’agente.
Oggi, ore 20.30 a Ferguson, 3.30 ora italiana, dopo aver ascoltato una sessantina di testimoni, registrazioni audio, letto i risultati delle autopsie e valutato la deposizione dello stesso Wilson, il Gran Giurì – composto da 9 bianchi e 3 neri, 7 uomini e 5 donne – ha preso la decisione che scagiona l’agente di polizia e al tempo stesso incendia letteralmente l’America. In strada la folla è insorta contro la polizia schierata in tenuta antisommossa, tirando sassi, bottiglie incendiando auto e spaccando vetrate. Tra i tafferugli e gli atti vandalici, sono stati uditi anche degli spari. Fumogeni e lacrimogeni sono stati utilizzati per disperdere i manifestanti. A Ferguson una dozzina di edifici sono stati dati alle fiamme e macchine della polizia distrutte. No-fly zone sulla contea del Missouri e 29 dimostranti arrestati. Ma gli scontri coinvolgono anche le principali città americane: da New York, a Seattle, Los Angeles, Chicago, Cleveland, Oklahoma City, Oakland e Pittsburg.
I genitori del giovane ucciso, che avevano invitato a mantenere la calma, si sono dichiarati “devastati”. “Siamo profondamente delusi per il fatto che l’assassino di nostro figlio – hanno fatto sapere tramite il loro avvocato – non dovrà rispondere delle sue azioni”.
A dare l’annuncio ieri intorno alle 20.30, ora di Ferguson, dopo una suspense andata avanti per tutto il weekend, e’ stato il pubblico ministero Robert McCulloch, argomentando puntigliosamente la decisione e puntando il dito contro le “contraddittorie” testimonianze rilanciate dai media.
“Il compito del Gran giuri’ – ha ammonito – è quello di separare i fatti dalla fiction”. Nel suo lungo intervento, McCulloch ha sottolineato come la legge autorizzi la polizia “ad usare forza mortale” nel caso di legittima difesa. Secondo il magistrato, le prove hanno indicato in maniera inequivocabile che che tra Brown e Wilson ci fu una colluttazione e che poco prima di essere ucciso il giovane era stato filmato da una videocamera di sicurezza mentre rubava dei sigari in un negozio. Incalzato dai giornalisti che volevano sapere se il voto del Gran giuri’ fosse stato unanime, il magistrato si è trincerato dietro il diritto alla segretezza.
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