I conti non tornano: allo Stato italiano mancano 3,2 miliardi di euro. Tra il Documento di Economia e Finanza presentato ad aprile 2016 e l’aggiornamento del Def lo scorso mese, la Corte dei Conti registra un calo delle entrate fiscali finali dello 0,4% (da 789,4 a 782, 2 mld). Si riducono anche le spese, ma il calo non colma il buco.
Ad una settimana dalla presentazione in Commissione Ue del Dpb (Documento programmatico di bilancio) e a pochi giorni dallo stop di Pierre Moscovici all’aumento del deficit sul pil, richiesto dal governo Renzi per spese straordinarie legate al sisma e all’assistenza ai migranti, ‘Adnkronos’ elebora le tabelle relative al conto economico delle amministrazioni pubbliche e il quadro che ne emerge non è rassicurante.
A fine anno si è registrato un buco di più di -4,4 miliardi nelle entrate tributarie indirette, cioè quelle che vanno a colpire l’oggetto passivo attraverso la sua capacità contributiva e quindi non dipendono dal livello del reddito ma sono uguali per tutti, come l’Iva, l’Accise o la tassa di registrazione di un atto giuridico. Calano anche le prestazione sociali con una riduzione di 500 milioni (da 340 a 339,5 miliardi).
A compensare l’ammanco non bastano l’aumento delle imposte dirette che passano da 163,9 miliardi a 162,9 miliardi e l’incremento dei consumi intermedi che salgono di 1,7 miliardi, da 131,7 a 133,4 miliardi. Cresce quindi a 40, 7 miliardi l’indebitamento netto, inizialmente stimato in 39,3 miliardi portando la percentuale rispetto al pil dal 2,3% al 2,4%.
Un deficit al 2,4% del pil “non è il numero che abbiamo in mente e il governo italiano lo sa bene” aveva precisato giovedì scorso il commissario Ue agli Affari economici, Pierre Moscovici. A complicare il quadro i cinque giorni che separano la presentazione del Dpb alla Commissione europea e alla Camere e la discussione in Parlamento del disegno di legge bilancio che per la prima volta rappresenta “uno strumento unitario per la definizione della manovra triennale di finanza pubblica”.
Secondo L’Upb guidato da Giuseppe Pisauro, vi sarebbe troppo poco tempo per definire ed inserire tutto ciò che manca, come il “rapporto programmatico nel quale sono indicati gli interventi volti a ridurre, eliminare o riformare le spese fiscali (le cosiddette tax expenditures, ndr) in tutto o in parte ingiustificate o superate” o quello sui risultati conseguiti in materia di misure di contrasto all’evasione fiscale e contributiva”, previsti entrambi dalla luova legge approvata la scorsa estate che andava a riunire il documento di Stabilità e il ddl al bilancio in un unico testo.
Intanto l’Istat segnala un aumento nella produzione industriale del 4,1% rispetto ad agosto 2015: si tratta del balzo maggiore da 5 anni, rispetto ad agosto 2011. “I dati di oggi smentiscono coloro che parlano di un paese fermo e di una industria bloccata”, commenta Silvia Fregolent, vicepresidente dei deputati Pd.
Fiducioso per il tasso di crescita anche il premier Matteo Renzi che però sottolinea di non lasciarsi spaventare dai decimali: “il Fondo Monetario internazionale, che non mi sembra un’assemblea di scapoli ed ammogliati, ha detto che sarà dello o,9 %. Insomma, parliamo di decimali, di previsioni. Nel 2012, sotto il Governo Monti avevamo meno 2,3%. Ora stiamo a discutere se facciamo +0,9 o +1%”.
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