“I miei bambini adesso sono liberi”. Spiega così il suo gesto folle la giovane tedesca detenuta nel carcere di Rebibbia, a Roma. Alice Sebesta, georgiana di origine ma nata in Germania trentatré anni fa che ieri ha gettato dalle scale i suoi due figli, Faith e Divina, era stata arrestata in flagranza di reato lo scorso 26 agosto per essere stata trovata in possesso di 10 chilogrammi di marijuana. Durante il colloquio, avvenuto nel reparto di psichiatria dell’ospedale Pertini, dove è ricoverata dopo il suo disperato ma consapevole gesto, la donna con estrema lucidità ha raccontato al suo avvocato: “Sapevo che ieri era in programma l’udienza davanti ai giudici del Riesame che dovevano discutere della mia posizione. I miei figli li ho liberati, adesso sono in Paradiso”.
Lucida follia. Ora la donna è controllata 24 ore su 24. La figlia di pochi mesi è infatti morta sul colpo rendendo inutili i soccorsi. Per il fratellino di quasi due anni, anche lui gettato dalle scale e ricoverato all’ospedale Bambino Gesù, l’ultimo bollettino parla di ”morte celebrale”. Dopo l’ufficializzazione delle condizioni del bambino, medici e polizia si sono attivati nella ricerca del padre di origine nigeriana per avviare la procedura dell’espianto degli organi.
A seguito dell’accaduto il ministro della giustizia Alfonso Bonafede è immediatamente intervenuto sospendendo i vertici della sezione femminile del carcere romano e avviando un’inchiesta interna nel reparto penitenziario per accertare le responsabilità sulla vicenda.
”Nel mondo della detenzione- ha spiegato il ministro rendendo noto il provvedimento di sospensione- non si può sbagliare. Quel mondo vive già in condizioni gravi”.
A manifestare una precisa volontà di conoscere i fatti è anche il segretario generale del sindacato di polizia penitenziaria Aldo Di Giacomo, il quale in passato, aveva già denunciato episodi gravi avvenuti nelle carceri italiane chiedendo al ministero della Giustizia un intervento immediato.
La vicenda solleva numerosi interrogativi circa il problema della gestione delle madri detenute con figli. Risale al 2011 la legge che prevede l’istituzione degli Istituti Custodia Attenuata Madri, ovvero la gestione delle apposite strutture per far scontare a donne con bambini la loro detenzione nel modo meno traumatico. Ma dalle parole della donna durante i colloqui con il suo avvocato Andrea Palmiero, subito dopo il dramma, emerge l’immagine di una persona devastata psicologicamente che considerava la presenza dei suoi figli con lei in carcere una doppia condanna.
G.C.
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