Al #Quirinale a rassegnare le dimissioni al Capo dello Stato. Grazie a tutti quelli che mi hanno aiutato. “Ogni giorno come se fosse l’ultimo”. E’ con questo tweet di commiato che Enrico Letta annuncia la sua ultima mossa da premier. Il presidente del Consiglio dopo un breve Cdm, sale al Quirinale alle 13 in punto anticipando l’orario fissato pe le 16 così da permettere al presidente Napolitano di iniziare subito le consultazioni. “Sfiduciato” dalla direzione del Pd, che ironicamente il Wall Street Journal ha definito “ammutinamento”, il premier uscente non è riuscito nell’estremo tentativo di rimandare il peggio proponendo il suo “Impegno per l’Italia”. “L’uomo che ha fretta”, come lo definisce Le Monde, ha dato il ben servito al suo sfidante con un voto a maggioranza nel direttivo dem di ieri.
Archiviato il capitolo sfiducia, Napolitano potrebbe ricevere le delegazioni dei partiti e delle coalizioni già da oggi nel tardo pomeriggio. Forza Italia ha annunciato che si presenterà con alla testa Silvio Berlusconi. Improbabile, ma non escluso del tutto, un passaggio parlamentare per l’ormai decaduto, di fatto, governo Letta. A chiederlo sono le opposizioni, da Sel ai 5 Stelle passando per Fi e Lega, ma il presidente della Repubblica sembra orientato a dare presto l’incarico a Renzi per la formazione del nuovo esecutivo. Nuovo esecutivo, sì, ma vecchia maggioranza: quella, cioè, che ha sostenuto finora Enrico Letta e che vede Scelta Civica e Ncd al fianco degli esponenti del Pd. Ancora in forse è la partecipazione del M5S che giudica questa crisi “extraparlamentare” e che è ancora ai ferri corti con il capo dello Stato, contro il quale ha presentato nei giorni scorsi la richiesta di messa in stato di accusa.
Continua poi il toto-ministri, con nomi che si aggiungono ad un elenco già corposo ed altri che vengono smentiti o confermati: a rendere la scelta tra i circa 50 nomi “papabili” ancora più ardua sarà l’intenzione di Renzi a puntare su un esecutivo snello di massimo 12-13 ministri. Per il ruolo di vice premier Renzi sembrerebbe confermato Angelino Alfano, ma senza deleghe. In corsa come sottosegretario alla presidenza del Consiglio sono il portavoce del partito Lorenzo Guerini e l’attuale ministro Graziano Delrio, che però viene dato favorito anche per l’Interno. Si parla poi di cinque ministri del Partito democratico, uno di Scelta Civica e dei Popolari per l’Italia, due del Nuovo centrodestra. A completare, personalità «tecniche» o comunque di estrazione non politica. Il vero rebus da risolvere sembra essere quello dell’Economia. La poltrona di Saccomanni potrebbe esssere occupata da Lucrezia Reichlin, candidata vicegovernatrice alla Bank of England. Ma i pretendenti sono molti: ci sono anche Tito Boeri, Pier Carlo Padoan e Fabrizio Barca, Lorenzo Bini Smaghi, presidente di Palazzo Strozzi a Firenze. Altro ministero chiave, il Lavoro. A contendersi la poltrona due personalità molto diverse: l’ex segretario pd e Cgil Guglielmo Epifani e la giovane Marianna Madia, lanciata in Parlamento anni fa da Walter Veltroni (con un terzo incomodo, lo stesso Barca). Alla Giustizia si parla del centrista Michele Vietti, ma è spuntato anche il nome del presidente emerito della Corte costituzionale Giovanni Maria Flick. Data per certa la giovane Maria Elena Boschi: per lei si parla delle Riforme ma non è escluso che nel risiko delle poltrone finisca poi per essere destinata alla Cultura (dove sono in lizza anche Gianni Cuperlo e Matteo Orfini) o ai Rapporti con il Parlamento (che potrebbe però rimanere a Dario Franceschini o passare a Roberto Giachetti).
Al Pd potrebbe andare il ministero delle Infrastrutture: al posto di Lupi potremmo trovare il sindaco di Bari Michele Emiliano. E si parla anche di Emanuele Fiano alla Difesa. Imprenditori che scendono in politica? Potrebbe essere il caso dell’amministratore delegato di Luxottica, Andrea Guerra, dato come possibile all’Industria ma anche allo Sviluppo Economico. Per quest’ultimo dicastero circola la voce di Vittorio Colao, numero uno mondiale della Vodafone. Nella squadra degli uscenti dovrebbero essere riconfermati il ministro degli Esteri Emma Bonino, il collega all’Ambiente Andrea Orlando e la Ncd Beatrice Lorenzin. Si parla poi dello scrittore Alessandro Baricco e dell’imprenditore e fondatore di Eataly Oscar Farinetti. Tra i volti noti di cui si vocifera, ci sono Arturo Parisi, alla Difesa e Bruno Tabacci, uno dei leader del Centro democratico. Tra i papabili, anche un esponente di Sinistra e Libertà: il sindaco di Cagliari Massimo Zedda.
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