Sull’accordo fra il governo greco e i creditori per evitare il default sovrano e il Grexit c’è ancora molto da lavorare. All’indomani delle dichiarazioni sulla fruttuosa ripresa dei negoziati, che martedì avevano seminato ottimismo facendo impennare tutte le Borse europee, il primo ministro Alexis Tsipras deve fare i conti con il fronte interno.
Se è vero, come hanno dimostrato le elezioni che hanno portato Syriza al governo, che finora a pagare più cari gli aiuti sono stati i greci che avevano redditi medi o bassi, è però altrettanto vero che per la Grecia non c’è uscita dall’impasse finanziaria senza una riforma radicale del welfare. Sul Tesoro di Atene, oltre all’evasione e all’elusione fiscale dilaganti, grava un regime di esenzioni accumulate negli anni a favore le categorie più disparate. Per dare un’idea della difficoltà del compito, vale la pena ricordare che gli armatori greci non pagano tasse sui profitti realizzati all’estero per effetto di una norma riconosciuta addirittura nella Costituzione.
Secondo un funzionario del governo di Atene citato da Bloomberg, Tsipras avrebbe riferito agli alleati di governo che i negoziatori del gruppo di Bruxelles non avrebbero approvato le misure compensative proposte dall’esecutivo guidato da Syriza, tra cui un aumento delle tasse e il congelamento del debito.
Ancora una volta, bersaglio degli strali del premier greco è il Fondo monetario internazionale, accusato di scarsa elasticità.
Il premier sospetta che qualcuno dei negoziatori non abbia alcun interesse a concludere l’accordo, o peggio ancora voglia favorire interessi di settori specifici che in Grecia non avrebbero nulla da guadagnare dal salvataggio.
Tsipras è passato al contrattacco con un tweet . Secondo il primo ministro, nella storia dei salvataggi degli Stati europei non era mai successo prima che i creditori respingessero le misure compensative.
Il ministro dell’Economia Giorgos Stathakis aveva descritto la situazione in modo più ottimista, ammettendo che sul tavolo dei negoziati c’erano ancora “due o tre punti da chiarire”.
Stamattina gli ha risposto in maniera più secca il presidente dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem: “Non ci siamo ancora, resta molto lavoro da fare”.
Le trattative a Bruxelles restano comunque aperte: oggi Tsipras incontrerà di nuovo la direttrice operativa del FMI Christine Lagarde, insieme al presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker e al presidente BCE Mario Draghi.
Il primo ministro e i rappresentanti della Troika dovrebbero discutere una rimodulazione dei tempi di rientro della Grecia dal debito. Secondo quanto è stato dichiarato, ai creditori dovrebbe andare circa un miliardo e mezzo di euro entro la fine di giugno.
L’Unione spera che le ultime riserve sull’intesa si sciolgano già stasera, in occasione del vertice dell’Eurogruppo che inizierà alle 19 a Bruxelles. In questo modo, i capi di Stato e di governo che si riuniranno giovedì per il Consiglio europeo dovrebbero soltanto riconoscere formalmente un accordo già pronto.
Ad Atene, invece, si teme che questo augurio nasconda un tentativo di mettere fretta ai negoziatori greci per convincerli ad arretrare più facilmente dalla loro posizione.
Filippo M. Ragusa
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