A-riecco (alla romana) Marino. Non il paese dei Castelli, ma l’Ignazio che la sanità ha scaricato, l’ex senatore che ha prima vinto le primarie Pd a Roma, poi è diventato sindaco surclassando nel 2013 l’uscente Gianni Alemanno.
Nel suo breve ma sofferto (dai romani) mandato come primo cittadino della Capitale – 28 mesi: dal 12 giugno 2013 al 31 ottobre 2015 – di fatti amministrativi a beneficio della città se ne sono visti pochi. Anche perché questo sindaco è stato capace di trovarsi all’estero, soprattutto in America, tutte le volte che in città succedeva qualcosa di serio. Qualche esempio? Mentre Marino scattava foto ai fondali statunitensi, il governo stava decidendo sullo scioglimento per mafia del Comune di Roma. Per non parlare delle alluvioni, dei black bloc che hanno saccheggiato il centro storico, del famosissimo funerale-show di uno del clan dei Casamonica: carrozza trainata da cavalli, petali di rosa da elicottero, vigili urbani (esistono!) a presidiare la zona, il quartiere Don Bosco al Tuscolano. Ignazio è sempre stato assente. A volte giustificato, a volte no. In compenso, però, il chirurgo trapiantologo, in politica dal 2006, durante i suoi sporadici soggiorni a Roma si è concesso qualche lusso di troppo. Come utilizzare la carta di credito in dotazione, concessagli dall’amministrazione capitolina, per spese personali, cene non istituzionali che una volta scoperte sono state dallo stesso dapprima giustificate come istituzionali, senza pezze d’appoggio, poi, a sorpresa, ne è stato chiesto, sempre dal medesimo, l’addebito all’improvvida segretaria che per conto del sindaco dem aveva firmato le ricevute poi presentate come giustificativi. Fatto sta che le accuse a carico di Ignazio Marino sono per: peculato, falso e truffa, e per i reati appena elencati i pm Roberto Felici e Pantaleo Polifemo, ai quali sono stati assegnati i due rispettivi procedimenti, hanno avanzato richiesta di condanna a 3 anni e un mese di reclusione.
Ma andiamo ai fatti discussi questa mattina nella sede di piazzale Clodio, a Roma. Innanzitutto i procedimenti sono due: uno riguarda l’utilizzo improprio della carta di credito concessagli dall’amministrazione capitolina, l’altro il pagamento di consulenze per la sua onlus Imago a persone fantasma, tanto inesistenti da non sentire lui, fondatore della Onlus, il dovere di versare i contributi all’Inps.
Per quanto riguarda la vicenda relativa alla carta di credito, a Marino viene contestato di aver utilizzato il titolo elettronico per una spesa di circa 13mila euro. Somma che lo stesso ha poi restituito dopo l’apertura dell’inchiesta. In merito all’inchiesta sulla Onlus, che coinvolge altri tre indagati, l’accusa riguarda la certificazione di compensi riferiti a prestazioni fornite da collaboratori fittizi o soggetti inesistenti. Operazione, avvenuta tra il 2012 e il 2014, che avrebbe creato un danno patrimoniale di 6000 euro all’Inps per il mancato versamento degli oneri contributivi.
Intanto su Ignazio Marino pende anche la richiesta di seicentomila euro di risarcimento – 100mila euro “per danno funzionale” e 500 mila euro “per danno di immagine”- da versare nelle casse del Comune che si è costituito contro di lui nell’ambito del processo per peculato e falso. Ricordiamo che per l’ex sindaco, costretto a dimettersi nel novembre scorso dai suoi stessi compagni di partito, l’utilizzo improprio della carta di credito riguarda decine di cene non istituzionali, da parte dell’ex primo cittadino romano.
Questa l’accusa. La difesa di Marino, che in questo processo è assistito dal legale Enzo Musco, al termine dell’udienza tenutasi oggi davanti al gup Pierluigi Balestrieri ha fatto sapere alla stampa di avere “chiesto l’assoluzione per non aver commesso i fatti”. “Abbiamo fatto a pezzettini l’impianto accusatorio dei pm – ha aggiunto l’avvocato Musco, in merito alla questione degli scontrini – “Mi stupisco del modo in cui sono state condotte le indagini della guardia di Finanza. Per bene 49 volte hanno ripetuto lo stesso refrain, invece di andare dal professor Marino e domandare con chi avesse cenato in quelle occasioni”. Inoltre, ha proseguito il legale, “tutti i giustificativi sono stati firmati dal capo della segreteria politica”. Per quanto riguarda la questione della Onlus Imagine, Musco ha spiegato:”Il professor Marino non si è mai recato nella sede dell’Onlus e non ha mai compiuto atti di natura amministrativa per la Imagine. Questo capo d’accusa, come gli altri, è davvero incomprensibile”.
La decisione del gup Pierluigi Balestrieri è prevista al termine della prossima udienza, fissata per venerdì 7 ottobre.
Ma quanto manca ai romani Ignazio Marino? Mentre nella sede del tribunale penale al signor Marino si contestavano i reati sopraelencati e i pm giungevano alla richiesta di rinvio a giudizio, un imitatore dell’ex sindaco di Roma dal microfono di Radio Cusano Campus si collegava in diretta telefonica con alcuni cittadini, scelti a caso. “Pronto, buongiorno signora, sono Ignazio Marino, l’ex sindaco di Roma. Sto chiamando alcune romane e romani per sapere una cosa. Vi manco un po’?”. L’esperimento è stato fatto su Radio Cusano Campus, nel corso del format Ecg, condotto da Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio. Il finto Marino si è sentito rispondere nei modi piu’ stravaganti. C’è chi ci è cascato in pieno. Chi dopo un attimo di stupore, al telefono con il finto ex sindaco di Roma, ha argomentato: “Qui è tutto sporco. Ma non è che mi manchi, perche’ pure tu, insomma, non è che hai fatto tanto eh… Dove hai sbagliato? Serviva più polso” ha detto una signora. Tra i romani c’è però anche chi lo rimpiange: “Io t’ho votato, torna, mi manchi tanto. Sta Virginia Raggi mi è antipatica, non la posso vedere, quando appare in televisione cambio canale”. Ma c’è pure chi lo ha attaccato: “Non mi manchi per niente, ho votato Virginia ed ho fiducia in lei! Tu hai rovinato il Pd! Forza Virginia” sono state le parole di una donna. Ovviamente c’è stato anche il romano verace: “Ma nun c’hai proprio un c….o da fa’?”.
Certe volte è meglio ridere per non piangere.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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