“La cassa non è in ordine. C’è bisogno di un’amministrazione responsabile”, aveva detto Papa Francesco nell’ormai famosa riunione del 3 luglio 2013. Da allora, una serie di scandali si è abbattuta sulla Chiesa, complice forse il progetto di “riforme dall’interno” portato avanti dal Pontefice, che ha contribuito a togliere un po’ di polvere da sotto il tappeto.
Ora, il giornalista Gianluigi Nuzzi, autore del libro “Via Crucis”, dove è riportata questa frase, e il collega Emiliano Fittipaldi, autore di “Avarizia” sono indagati per ‹‹possibile concorso nel reato di divulgazione di notizie e documenti riservati previsto dalla Legge n.IX dello Stato Città del Vaticano» nell’ambito dell’inchiesta sulla fuga di documenti riservati della Santa Sede. A comunicarlo, il portavoce del Vaticano, Padre Filippo Lombardi.
Divulgare notizie e documenti riservati utili alla collettività è uno dei compiti di un buon giornalista.
Come ha ricordato Fittipaldi in un’intervista al Giornale Radio Rai, in Italia esiste l’articolo 21 della Costituzione. Chiediamo alle nostre autorità di tenerlo ben presente quando arriveranno le carte e le rogatorie del Vaticano.
In particolare, il testo di Fittipaldi è al centro dello scandalo denominato Vatileaks2, che ha portato agli arresti da parte della Gendarmeria Vaticana di mons. Angel Vallejo Balda e Francesca Immacolata Chaouqui (poi rilasciata per la sua collaborazione).
Secondo Lombardi, ‹”sono all’esame degli inquirenti anche alcune altre persone che per ragioni d’ufficio potrebbero aver cooperato all’acquisizione dei documenti riservati”.
In difesa dei due giornalisti e della libertà di stampa è intervenuto il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi, che ha annunciato di voler sottoporre la questione alla Commissione giustizia della Camera: “La libertà di stampa va tutelata sempre e comunque – afferma Anzaldi – Leggere che Fittipaldi e Nuzzi sarebbero indagati dalle autorità vaticane, quindi da uno stato estero, per aver pubblicato documenti che qualcuno ha voluto far uscire dal Vaticano lascia molto perplessi”.
In effetti, si potrebbe pensare che si tratti di una manovra per smorzare il vento di cambiamento che si respira all’interno della Santa Sede dall’insediamento del nuovo Pontefice. Colui che si è dichiarato prima di tutto “vescovo di Roma” e quindi più che mai attento a ciò che succede sotto il suo tetto.
L’ipotesi sembra essere confermata dalle parole del segretario della Cei, monsignor Nunzio Galantino: “Il materiale reso pubblico il Papa lo conosce benissimo perché è lui, sulla spinta degli incontri pre-Conclave, che ha fatto fare queste ricerche e ha intrapreso il processo di riforma”.
“Abbiamo a che fare con una Chiesa più credibile e ad alcuni questo non piace perchè si sentono messi in discussione”, ha affermato Galantino in un’intervista a Famiglia Cristiana.
Il Potere che si difende. D’altra parte, scoprire verità scomode ha sempre un prezzo da pagare. «Quando il giornalismo d’inchiesta scoperchia scandali e segreti che il potere, anche quello temporale del Vaticano, vuole tenere nascosti – ha affermato Fittipaldi – quel potere si difende, contrattaccando».
Per l’autore di Avarizia, si tratta di “rischi del mestiere”, gli stessi che hanno portato Gianluigi Nuzzi ad essere indagato insieme a Fittipaldi in relazione alle informazioni contenute nel suo ultimo libro pubblicato dalla casa editrice Chiarelettere il 9 novembre, dopo “Vaticano spa” e “Santità”.
In “Via Crucis”, Nuzzi richiama l’attenzione del lettore proprio sugli ostacoli nel duro cammino di riforma intrapreso da Papa Francesco e delle resistenze ai suoi continui appelli. L’ultimo di questi ha avuto luogo appena ieri, nel corso dell’udienza generale in Piazza San Pietro.
Il Pontefice ha parlato della necessità di esercitare la “convivialità” tipica della famiglia, un atteggiamento che “non si compra né si vende, ma è piuttosto un sentimento di condivisione da coltivare tra genitori e figli, che induce alla generosità verso chi è più debole”.
E come sempre, Francesco ha fatto riferimento al contesto quotidiano, regno di tanti piccoli gesti ripetuti e dimenticati, senza coltivare la perla contenuta in ognuno di essi, “l’attitudine a condividere i beni della vita e ad essere felici di poterlo fare”.
“L’unità, o la disunità, di una famiglia la si nota a tavola”. Se “Una famiglia non mangia quasi mai insieme, o in cui a tavola non si parla ma si guarda la televisione, o lo smartphone, è una famiglia ‘poco famiglia’.
“Quando i figli a tavola sono attaccati al computer o al telefonino, – ha continuato il Papa – non si ascoltano fra loro. Questo non è famiglia, è un pensionato”.
Soprattutto – ha aggiunto il Pontefice – niente silenzio, “quel silenzio che non è il silenzio delle monache, ma il silenzio dell’egoismo”. Un silenzio eloquente e pesante, tanto quanto i due testi, appena pubblicati, sugli affari che si svolgono all’interno delle mura leonine.
Laurea magistrale in Storia contemporanea presso L'Università degli studi Roma tre. Master di primo livello I mestieri dell’Editoria, istituito da “Laboratorio Gutenberg” di Roma con il patrocinio del Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale presso “Università Sapienza di Roma”. Dopo la laurea ho svolto uno stage presso Radio Vaticana, dove ho potuto sperimentare gli infiniti linguaggi della comunicazione.
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