Per una vera “sinodalità” bisogna “parlare chiaro” e “dire tutto ciò che si sente”, e “al tempo stesso ascoltare e accogliere con cuore aperto ciò che dicono i fratelli”. ‘Parresia’ nel parlare, ovvero liberta, franchezza, e ‘umiltà’ nell’ascolto. E’ con questi due atteggiamenti, ha spiegato papa Francesco ai 191 padri sinodali, che si esercità la sinodalità.
Questa mattina si è aperta la prima Congregazione generale della terza Assemblea generale straordinaria del Sinodo che occuperà fino al 19 ottobre capi dicastero della Curia e presidenti di Conferenze episcopali, insieme ad altri rappresentanti, sul tema: “Le sfide pastorali sulla famiglia nel contesto dell’evangelizzazione”.
Nella “relatio ante disceptationem”, letta all’Assemblea dal relatore, cardinale Peter Erdo, la precisazione che molti cattolici si attendevano: “I divorziati risposati civilmente appartengono alla Chiesa, hanno bisogno e hanno diritto di essere accompagnati dai loro pastori”.
Dalle risposte alle 38 domande del Questionario voluto da Papa Francesco, inviato un anno fa alle Conferenze episcopali di tutto il mondo, attraverso il quale la Chiesa ha deciso di consultare la base sui problemi della famiglia, emerge “un ampio consenso riguardo al fatto che persone di tendenza omosessuale non devono essere discriminate, come ribadisce anche il Catechismo della Chiesa Cattolica”. Ma, ha sottolineato il cardinale Peter Erdo, relatore generale al Sinodo,
“emerge con altrettanta chiarezza che da parte della maggioranza dei battezzati, e della totalità delle conferenze episcopali, non è attesa una equiparazione di questi rapporti con il matrimonio tra uomo e donna”. “Neppure le forme ideologiche delle teorie del gender trovano consenso – ha osservato il porporato ungherese – presso la stragrande maggioranza dei cattolici. Molti vogliono, invece, superare i tradizionali ruoli sociali, condizionati culturalmente, e la discriminazione delle donne, che continua a essere presente, senza con questo negare la differenza naturale e creaturale tra i sessi e la loro reciprocità e complementarieta’”. “I divorziati risposati civilmente appartengono alla Chiesa: hanno bisogno e hanno il diritto di essere accompagnati dai loro pastori”.
Da qui la necessità di avere almeno in ogni chiesa particolare un sacerdote “debitamente preparato, che possa previamente e gratuitamente consigliare le parti sulla validità del loro matrimonio”. Un tema, quest’ultimo, già sollevato più volte da Benedetto XVI nel suo Pontificato. E che anche Papa Francesco “sente” molto, tanto da aver istituito nelle scorse settimane una Commissione di studio per la semplificazione dei processi di nullità matrimoniali che sta già lavorando in parallelo all’Assembela Straordinaria del Sinodo aperta ieri.
Il cardinale Erdo ha anche ricordato che
“i divorziati risposati sono invitati ad ascoltare la Parola di Dio, a partecipare alla liturgia della Chiesa e alla preghiera, a compiere le opere buone della carità”, richiamando al contempo la necessità di “prendersi cura di loro in modo tutto particolare, tenendo presente la situazione di ciascuno. Da qui –raccomanda- deriva la necessità di avere almeno in ogni chiesa un sacerdote, debitamente preparato, che possa prediamente e gratuitamente consigliare le parti sulla validità del loro matrimonio”. Infatti, osserva Erdo, “molti sposi non sono coscienti dei criteri di validità del matrimonio e tanto meno della possibilità della sua invalidità. Dopo il divorzio, questa verifica deve essere portata avanti evitando ogni apparenza di un semplice espletamento buricratico ovvero di interessi economici. Se tutto questo si svolgerà nella serietà e nella ricerca della verità –spiega Erdo– la dichiarazione di nullità produrrà una liberazione delle coscienze delle parti”.
Il relatore generale del Sinodo sulla famiglia,
“La fuga dalle istituzioni – ha spiegato il cardinale Erdo – si presenta come segno di individualizzazione, ma anche come sintomo di crisi di una società ormai appesantita di formalismi, obbligazioni e burocrazia. La fuga dalle istituzioni quindi come segno di povertà, di debolezza dell’individuo di fronte alla dilagante “complicatezza” delle strutture. E’ in questo contesto che dobbiamo annunciare il Vangelo della famiglia, esito di questo Sinodo”.
Secondo Erdo, del resto, “molti sposi non sono coscienti dei criteri di validita’ del matrimonio e tanto meno della possibilita’ dell’invalidita’”. E dunque, questo il suggerimento della “relatio”,
“dopo il divorzio, questa verifica deve essere portata avanti, in un contesto di dialogo pastorale sulle cause del fallimento del matrimonio precedente, individuando eventuali capi di nullità. Allo stesso tempo, evitando ogni apparenza di un semplice espletamento burocratico ovvero di interessi economici. Se tutto questo si svolgera’ nella serieta’ e nella ricerca della verita’, la dichiarazione di nullita’ produrra’ una liberazione delle coscienze delle parti”.
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