L’esercito iracheno è pronto ad attaccare in forze Falluja. La città, a circa 60 km da Baghdad, è con Mosul una delle più importanti ancora sotto il controllo dei jihadisti.
“È arrivata l’ora zero per la liberazione di Falluja”, ha annunciato oggi il premier Haydar al-Abadi dal quartier generale.
Secondo il sito filocurdo Shafaq, nei sobborghi della città le forze armate regolari hanno schierato circa 20 mila uomini. Sono coadiuvati dalle Unità di mobilitazione popolare (PMU), formazioni di volontari armati e sovvenzionati dall’Iran, per lo più sciiti.
Fonti della sicurezza riferiscono che la bandiera irachena è già tornata a sventolare nei sobborghi di al-Sejar e Subhayat.
In tutta Falluja, secondo la BBC, resterebbero 60-90 mila civili, molti dei quali hanno amici o parenti arruolati nell’ISIS. In previsione dell’attacco, l’esercito regolare ha consigliato ai cittadini di scappare. Chi non potrà essere evacuato dovrà issare una bandiera bianca sulla casa.
Esercito e PMU avrebbero concordato di lasciare ai jihadisti una via di fuga verso sudovest, attraverso il quartiere di Halabisa, l’unico sulla riva destra dell’Eufrate. Lo affermano gli analisti strategici interpellati dalla tv panaraba al-Arabiya. I vertici militari vorrebbero evitare il bagno di sangue che si renderebbe inevitabile se i miliziani si trovassero intrappolati nel centro abitato.
L’annuncio del premier Abadi ha spazzato via i dubbi della coalizione internazionale anti-ISIS su quale dovesse essere il prossimo obiettivo su cui concentrare le forze. Non sarà dunque Mosul, che fino a pochi giorni fa sembrava il bersaglio caldeggiato dagli alleati americani. La riconquista della metropoli del nord dovrà aspettare ancora: per ora le truppe dell’esercito regolare stanno avanzando a velocità controllata, conservando le forze in attesa del momento giusto per attaccare anche lì.
Nel 2010, data dell’ultimo censimento, Falluja aveva più di trecentomila abitanti. Nel 2014 è stata la prima città di una certa importanza a cadere nelle mani dell’ISIS. Qui, lo scorso febbraio, è stato visto vivo per l’ultima volta l’autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi.
Dal 2014 la popolazione vive praticamente sotto assedio. Secondo l’organizzazione umanitaria Human Rights Watch, i jihadisti hanno proibito categoricamente ogni comunicazione con l’esterno: lo scorso marzo 35 persone sarebbero state condannate a morte per aver tentato la fuga. Nel frattempo la cittadinanza è allo stremo. Secondo fonti mediche, nei due anni di occupazione in città sono morte circa 3500 persone. Un sacco di farina da 50 chili si paga 750 dollari: a Baghdad il prezzo non supera i 15. Ultimamente su Facebook sono comparse immagini di corpi senza vita abbandonati in pozze d’acqua.
F.M.R.
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