L’esercito iracheno è entrato a Falluja, la città più vicina alla capitale Baghdad fra quelle occupate dall’ISIS. Le forze armate sono penetrate in città da tre direzioni, e starebbero incontrando resistenze da parte dei miliziani jihadisti.
Secondo Abdelwahab al-Saadi, comandante in capo dell’operazione, “le forze irachene sono entrate a Falluja sotto copertura aerea da parte della coalizione internazionale, della forza aerea irachena, dell’aviazione dell’esercito e appoggiate da artiglieria e carri armati”. Alle operazioni, prosegue al-Saadi, partecipano “i servizi antiterrorismo, agenti della polizia di Anbar – la provincia dove sorge Falluja – e soldati dell’esercito iracheno”.
Sabah al-Norman, un portavoce dell’antiterrorismo, ha spiegato che le operazioni per entrare in città sono iniziate all’alba. Le forze di sicurezza avrebbero scoperto decine di tunnel scavati dai miliziani per fuggire dal fronte.
Falluja è sotto il controllo dell’ISIS dal 2014: è stata la prima città di una certa grandezza a finire nelle mani dei jihadisti. L’offensiva coordinata per riprenderla è iniziata una settimana fa. Nella città, che in tempo di pace aveva più di trecentomila abitanti, ora ne restano circa cinquantamila. L’esercito iracheno aveva dato ordine ai civili di evacuare, ma solo poche centinaia di persone sono riuscite a fuggire – non più di tremila, stima il Consiglio nazionale per i rifugiati norvegese – , e ora si teme che i jihadisti usino quelli che sono rimasti come scudi umani. L’esercito crede che la battaglia durerà ancora un paio di giorni, ma secondo Omar al-Saleh, l’inviato di al-Jazeera, si tratta di previsioni “molto ottimistiche”: i miliziani ancora asserragliati in città sono alcune centinaia, forse mille, e molti di loro sono veterani.
L’ISIS e i suoi fiancheggiatori potrebbero aver lanciato una campagna di attentati per distrarre le forze irachene da Falluja: solo oggi a Baghdad sono esplose tre bombe, con 22 vittime e 45 feriti. Gli attacchi non sono stati rivendicati. A preoccupare i commentatori sono anche i miliziani delle Unità di mobilitazione popolare, volontari sciiti finanziati e armati dall’Iran, aggregati all’esercito iracheno. Nelle zone abitate da una larga maggioranza di sunniti, come i dintorni di Falluja, è capitato in passato che le UMP si abbandonassero a saccheggi ed esecuzioni sommarie di civili, bollati come collaborazionisti. Nei giorni scorsi è rimbalzata la notizia dell’uccisione di 17 civili ad al-Karma, un villaggio alle porte della città. Secondo le fonti, erano stati sequestrati dai miliziani sciiti e portati nel vicino villaggio di al-Rashar.
La formazione che ha occupato al-Karma fa capo ad Adnan al-Shahmani, uno sheikh e deputato sciita vicino all’ex premier Nouri al-Maliki.
La scorsa settimana il comando delle UMP aveva pubblicato un regolamento per provare a proteggere i prigionieri, i civili e la proprietà privata nelle zone occupate. “Qualsiasi miliziano iracheno o straniero fatto prigioniero dev’essere consegnato al dipartimento di sicurezza delle UMP oppure, se ferito, deve essere trasferito d’urgenza nel centro medico più vicino”, si legge nel testo. “Nessun ostaggio dev’essere torturato e tutti devono essere interrogati e indagati dalle corti irachene”.
F.M.R.
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