L’Italia potrebbe accettare di far partire dalla base aerea di Sigonella i bombardamenti USA contro l’ISIS in Libia. “Valuteremo se ci saranno richieste”, ha detto oggi il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni a Unomattina. “Naturalmente se prenderemo decisioni ne informeremo il Parlamento”.
I nuovi raid americani, decisi dal presidente Barack Obama su richiesta del premier libico Fayez al-Sarraj, sono iniziati ieri e hanno inflitto “pesanti perdite” ai jihadisti. Lo ha annunciato lo stesso Sarraj, intervenuto in diretta alla televisione libica.
Con l’occasione, il primo ministro di Tripoli ha confermato il “rifiuto del suo governo ad ogni tipo di ingerenza straniera senza mandato o autorizzazione del governo di intesa nazionale”. Il riferimento, abbastanza trasparente, è alla Francia, che giorni fa ha confermato di aver inviato le forze speciali in Libia di propria spontanea iniziativa. Sarraj ha precisato che le operazioni sono state autorizzate “nella sola area di Sirte e per un periodo di tempo limitato, con raid aerei e senza truppe sul terreno”.
La Farnesina ha accolto “positivamente” i primi bombardamenti USA, che il nostro governo considera “iniziative per ridare stabilità e pace ai libici”. “La cosa che gli italiani devono sapere – ha spiegato oggi il ministro Gentiloni – è che si tratta di interventi mirati contro le posizioni di Daesh attorno a Sirte, città costiera diventata la roccaforte di Daesh in Libia”. Nella città che diede i natali a Muammar Gheddafi, deposto e ucciso nel 2011, secondo il Pentagono sono presenti circa mille miliziani in nero.
Il generale Mohammed al-Ghasri – portavoce delle milizie Bonyan al-Marsous, dispiegate sul territorio nel tentativo di espellere i jihadisti da Sirte – ha confermato “almeno 5 raid contro vari obiettivi di Daesh e alcuni loro veicoli”. “Nei bombardamenti sono stati distrutti un blindato e due depositi di armi”, aggiunge il generale, che non fa un bilancio di eventuali vittime.
Anche Ghasri difende la scelta USA di riprendere i raid. “Dobbiamo proteggere i nostri figli ed il popolo libico che sostiene questa operazione”, afferma:
Daesh possiede armi sofisticate, e per questo motivo dobbiamo chiedere aiuto a chi ha una tecnologia militare che sia in grado di colpire minuziosamente determinati obiettivi.
“Chi è contrario sostiene in un modo o nell’altro l’ISIS”, aggiunge il generale. “dal lancio dell’operazione militare a maggio sono morti 350 miliziani e altri duemila sono rimasti feriti”.
Sui tempi dell’operazione militare non si sbilanciano ancora né gli americani né i libici. Il premier Sarraj e il generale Ghasri hanno preferito non sfiorare nemmeno l’argomento, mentre Peter Cook, portavoce del Pentagono, si limita a registrare che i bombardamenti proseguiranno finché il governo libico continuerà a richiederli.
Prima di ieri l’ultimo raid USA in Libia, compiuto con droni telecomandati, risaliva allo scorso febbraio. L’obiettivo era il jihadista Noureddine Chouchane, considerato la mente degli attentati marchiati ISIS in Tunisia, come quello contro il museo del Bardo.
F.M.R.
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