Uno stanco e scontato sciopero generale sostenuto solo da Cgil e Uil, previsto per il 12 dicembre prossimo, sancirà con ogni probabilità la fine di un’epoca apertasi alla fine degli anni Sessanta che nel varo della legge 300 sullo Statuto dei lavoratori trovò il punto di maggiore forza propulsiva nel cambiamento dei rapporti di forza tra sindacati ed imprese. Un accordo politico tra Pd ed Ncd ed uno ben più importante di maggioranza allargata derivante dal patto del Nazareno ha portato in queste ore al via libera al Jobs Act che presto diventerà legge dello Stato. In materia di lavoro assunzioni e licenziamenti si ricomincia da qui, da questo documento che scardina in parte, per la prima volta, l’impalcatura rigida delle tutele giuridiche per i lavoratori.
Di cosa si tratta? Cade definitivamente il tabù dell’intoccabilità dell’art.18. La possibilità di un reintegro è limitata ai soli casi di licenziamento discriminatorio e ad alcune fattispecie di licenziamenti disciplinari che saranno definiti in un decreto delegato che accompegnerà il provvedimento che ora va all’esame del Parlamento. Passa dunque una norma che non pochi mal di pancia aveva provocato nell’ala più dura della Cgil e di una parte consistente della sinistra Pd. Alla fine comunque un giusto compromesso tra quelli che Sacconi ha definito “i riformisti di destra e di sinistra” ha fatto il piccolo miracolo che consente a Renzi di disinnescare una prima grana importante ed attaccare così la spinosa questione dell’Italicum, la prima trincea da espugnare in materia di riforme istituzionali in vista anche dei prossimi confronti con l’Unione europea.
Si riprende dunque dal lavoro anche se l’intesa sul Jobs Act mette ancora di più in un angolo quanti volevano lasciare sostanzialmente immutato un quadro di garanzie scaturito in un’altra epoca quando termini come globalizzazione, Paesi emergenti, competizione senza regole, e sviluppo tecnologico non erano ancora diventati padroni del mercato del lavoro. Probabilmente arriviamo tardi e questa riforma non è che una presa d’atto di un mondo cambiato che solo ora decidiamo di affrontare con strumenti più adeguati e flessibili.
L’intesa però porta anche forti ricadute politiche. Per il sindacato delle barricate è il segno pesante di una sconfitta che poteva essere evitata e che uno opaco ed inutile sciopero generale non risolleverà dalla polvere. Per la politica nel suo complesso si tratta di un compromesso buono ma non certo risolutivo di problemi legati ai nodi strutturali che ancora frenano un economia in affanno come la nostra. Per quanto riguarda infine il governo, Renzi può guardare con più fiducia alle prossime scadenze, legge di stabilità compresa, dove le opposizioni interne e soprattutto la sinistra frantumata del Pd si avvia a fare i conti con una nuova scontatissima sconfitta.
Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *
Salva il mio nome, email e sito web in questo browser per la prossima volta che commento.
Δ
Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.
© Copyright 2020 - Scelgo News - Direttore Vincenzo Cirillo - numero di registrazione n. 313 del 27-10-2011 | P.iva 14091371006 | Privacy Policy