Fino ad oggi erano solo uomini senza scrupoli, mostri che abusavano di bambini, avvicinandoli on-line e scambiando tra loro foto e video pedo-pornografici. Oggi, putroppo, i pedofili non sono più soltanto “orchi” che rovinano per sempre i più piccoli: sono diventati affaristi, mettono in pratica strategie economiche sul web sommerso, attirando così anche l’attenzione delle mafie, che trasformano l’orrore in affari internazionali lucrosi.Un vero e proprio business. E’ la pedo-connection, che fa girare denaro velocemente, troppo velocemente, denaro e bambini da vendere. Se una volta le mafie millantavano “principi e ideali” e almeno apparentemente professavano un rispetto fisico assoluto nei confronti dei più piccoli e dei più deboli in generale, la nuova malavita non teme di sporcarsi le mani sulla pelle di chi non è in gradi di difendersi dagli adulti, i bambini appunto. Il terreno è troppo fertile per lasciarselo sfuggire: criminologi e forze dell’ordine parlano di un pericolosissimo aumento in Italia, solo negli ultimi mesi, di questo reato. Da gennaio a giugno già duecento le denunce di abusi in rete, mentre nell’intero 2013 ne erano state registrate “soltanto” trecentoquarantaquattro, con centosessantacinque minori adescati. E quasi duemila, sempre nel primo semestre 2014, sono i “cattivi sul libro nero” della polizia.
Di fronte a queste cifre, impossibile restare fermi. E così, la polizia, in collaborazione con esperti dell’FBI, ha dovuto cercare un contatto con questo mondo sommerso. Come in un film, è servita un’identità on-line anonima per interagire con gli “orchi” e con le organizzazioni criminali alle spalle, ‘ndrangheta compresa. Dalla collaborazione con gli americani è nata l’idea di “formare” cento agenti sotto copertura, informatici e non solo. Poliziotti italiani che si spacciano per “esperti” del mondo pedofilo e per avvicinarsi a questo “mercato nero” fingono di parlare la stessa lingua. Avvicinati i pedofili, dopo mesi di trattative, cercano di coglierli in flagranza di reato per arrestarli. Secondo il dirigente della polizia postale Carlo Solimene “ormai il fenomeno della pedofilia online è caratterizzato dalla transumanza di questi utenti, soprattutto quelli più addentrati nell’ambiente, sulle reti del darknet. Qui esiste un vero e proprio manuale del pedofilo, attraverso il quale si tenta di aggirare i controlli delle forze dell’ordine”. Il Centro Nazionale per il Contrasto della Pedopornografia (Cncpo), è riuscito così ad arrestare dieci persone e identificare tre bambini di sette anni vittime di abusi sessuali. Primo colpo a segno, ma ancora troppo poco, secondo gli inquirenti, che stanno provando a far crollare “un’organizzazione massonica, che isola i componenti sospettati di essere indagati. Una struttura clandestina che ha un suo slang, scambia, commercia ed esibisce come trofei i bimbi adescati e violentati”.
Interviene anche la politica: il consiglio dei Ministri ha deciso di introdurre un’aggravante per chi ricorre al darknet, fa ricorso cioè a tecnologie d’avanguardia utilizzate dagli sfruttatori per impedire l’identificazione dei dati di accesso alle reti telematiche. Il lavoro di intelligence per risalire ai pedofili parte dalla decriptazione di foto e immagini: un oggetto presente nella stanza, una parte del vestito indossato dai seviziatori, lo sfondo del luogo in cui è stata scattata la foto o girato il video, perchè anche i piccoli dettagli possono aiutare gli investigatori.
Successivamente, con un apposito programma brevettato da Google e Microsoft, il Child Exploitation Track System, gli investigatori tracciano le immagini per risalire a chi le ha trasferite in rete. A volte, si utilizza anche il Dna Photo, che consente di identificare le immagini attraverso l’analisi dei pixel presenti, anche se lo scatto è stato modificato con altri programmi. E si sta perfezionando il piano di balistica della fotografia, una sperimentzione tutta italiana per rilevare ancor più dettagli significativi sulle immagini, mediante l’identificazione di ogni singolo dispositivo da cui è stata scattata.
Insomma, per le organizzazioni criminali che hanno messo le mani sul mondo della pedofilia c’è da stare in campana. Per fortuna.
Teti Maria Licursi
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