Una Roma molto rimaneggiata (senza Benatia, Destro, Pjanic, Florenzi, Strootman, Balzaretti e Torosidis) fa suo per 3-1 il temuto anticipo del sabato sera contro l’Atalanta, una tra le squadre più in forma della A.
E lo fa sciorinando una prestazione di altissimo livello, tecnico e tattico. A dispetto delle assenze e del valore dell’avversario (troppe palle perse in mezzo al campo, è vero, ma mai rinunciataria). Con almeno quattro ottime notizie: Totti, pur non avendo ancora 90’ di autonomia, è vicino a ritrovare la miglior condizione (e ha messo il piedino fatato in almeno due delle tre reti giallorosse), Taddei sta mostrando una vivacità e una duttilità tattica inimmaginabili viste le ruggini accumulate da almeno due stagioni di scarsissimo impiego che ne avevano fatto pensare da tempo in termini di “prepensionato d’oro”, Dodò ha sfruttato molto bene l’occasione per cancellare dalla memoria alcune prestazioni incerte e, soprattutto, Ljajic, sin qui l’anello, se non debole del reparto offensivo, finalmente continuo, concentrato e concreto sotto porta. La Roma c’è, gioca, diverte e si diverte. E promette di continuare a farlo finchè la matematica non dovesse sancire il verdetto finale. Che, con ogni probabilità, premierà la Juve ma almeno costringerà gli uomini di Conte a dover rispondere colpo su colpo. Sempre. Onde evitare che lo scontro diretto dell’Olimpico, programmato alla penultima giornata, possa ancora determinare qualcosa. Il divario in classifica è ancora notevole (5 punti con la Juve che deve ancora giocare ad Udine), le giornate rimaste poche (5, anche quelle), ma sperare costa nulla e, ad oggi, è proprio la squadra di Garcia a mostrare una condizione atletica migliore.
A Napoli la Lazio perde 4-2 e, forse, anche le residue speranze di Europa League per l’anno venturo ma non inganni il punteggio. I biancocelesti hanno tenuto la scena al S.Paolo con grande personalità, anche dopo l’espulsione di Cana e nonostante la lunga lista di indisponibili (Marchetti, Dias, Biava, Biglia, Klose e Keita). Chiedere di più ai ragazzi di Reja sarebbe stato, onestamente, troppo. Hanno deciso gli episodi che, si sa, tendono a premiare chi dispone di individualità di maggior classe. Higuaìn e Mertens hanno fatto la differenza. Ma è stata una partita molto più incerta di quella dell’andata. Una vittoria casalinga contro il Toro potrebbe riaccendere, anche in questo caso, speranze. Solo l’Inter appare fuori portata tra le contendenti ad un posto nell’Europa meno nobile.
E proprio l’Inter esce vittoriosa con un roboante 4-0 da Genova al termine di una partita, anche qui, molto più equilibrata di quanto non dica il tabellino. Decisive le prodezze in serie di Handanovic (anche un rigore parato a Maxi Lopez) e l’espulsione di Eder. Oltre alla prestazione monstre di Icardi, autore di una doppietta. Icardi e Lopez, appunto. Cioè, l’ “altra partita”, forse anche più attesa di quella ufficiale. L’ex blucerchiato contro l’ex marito della sua attuale compagna. E una serie di veleni reciproci a fomentare il pubblico di casa. Una vicenda personale divenuta sin troppo pubblica e fatta propria dai tifosi doriani. L’ha stravinta, tra fischi, insulti ed esultanze provocatorie, l’argentino in nerazzurro.
In attesa di Udinese-Juventus che chiuderanno stasera la 33° giornata, da segnalare il rocambolesco 5-3 esterno della Fiorentina a Verona e l’incredibile rimonta, interamente maturata nel recupero, del Torino sul Genoa. Roba da Manchester United-Bayern di 15 anni fa. Roba da “tremendismo granata” d’altri tempi.
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