La salute di Papa Francesco è ottima. “E’ invece l’informazione ad essere malata”. Lo scrive il direttore del quotidiano della Cei L’Avvenire, Marco Tarquini, in merito al rincorrersi di notizie su quella macchia a livello cerebrale, che sarebbe stata accertata da un neurochirurgo nippo-americano di fama mondiale, e della quale ha dato notizia ieri in anteprima il QN diretto da Andrea Cangini.
Alla base di questo tam tam mediatico dovuto al fatto che la salute del Capo della Chiesa d’Occidente minata da un “tumore al cervello”, sia pur piccolo e benigno, ha fatto scalpore non soltanto per l’assoluta inosservanza delle regole di riservatezza, diritto in questo caso calpestato e giustificato dal direttore di QN con il fatto che in questo caso si tratta di una figura pubblica, avanti negli anni: “Quel che vale per i capi di Stato e di governo – scrive Cangini – vale a nostro avviso anche per il capo della Chiesa cattolica: in casi del genere, la malattia cessa d’essere una faccenda privata per divenire una questione di pubblico interesse in ragione dell’enorme responsabilità che grava su malati così straordinari”.
E nel mentre il potente neurochirurgo Takanori Fukushima, colui il quale avrebbe visitato e diagnosticato a Bertgoglio il tumore, ha rimosso dal suo blog (http://dr-fukushima.com) i due post sulle missioni in Vaticano di ottobre 2014 e gennaio 2015., lasciando invece traccia del suo incontro con il precedessore di Francesco, Benedetto XVI, Traquinio su l’Avvenire di oggi scrive: “Abbiamo imparato subito tutti a conoscere papa Francesco, il suo modo familiare e diretto di comunicare, la semplicità e l’efficacia con cui riesce a far arrivare a chiunque i messaggi più complessi e tutta la profondità, il rispetto e più ancora la tenerezza dello sguardo cristiano sulla vita, sulla bellezza e sulla povera fragilità degli esseri umani e del creato. E continuiamo ad apprezzare, giorno dopo giorno, non solo il suo amore per la trasparenza, ma l’effettiva trasparenza di cui si circonda.
Tra le cose di cui siamo certi c’è che se il Papa fosse malato – e non di un’influenza di stagione – lo sapremmo da lui stesso e non attraverso una qualche fumosa e acre fuga di notizie. Come quella che ieri ha monopolizzato la prima pagina del Quotidiano nazionale, il giornale che ormai da qualche anno unifica tre gloriose testate della nostra stampa interregionale: Il Resto del Carlino, La Nazione e Il Giorno. «Papa Francesco è malato», il gran titolo seguito da dettagli esotici e no: un tumore («curabile») al cervello, l’occhio e la mano di un celebre chirurgo giapponese, i volteggi a gennaio di un elicottero dalle papali «insegne bianco-gialle» tra Roma e la Toscana, la «confidenza» – attribuita a un ignoto alto prelato – su una prossima «sorpresa» di Francesco pronto a rinunciare al ministero petrino. Insomma, un romanzaccio.
Accompagnato da una piccola spiega su chi è chiamato a “prendere il potere” in caso di dimissioni o grave malattia del Papa. E da un editoriale che rivendica «il dovere di scrivere» violando la privacy (inevitabilmente attenuata) di una personalità di statura mondiale.
Il problema è che in questo caso non è stata violata la sfera personale di un uomo famoso, ma la verità. Lo rende chiaro la limpida serie di smentite “senza se e senza ma” arrivata dal Vaticano e dagli Stati Uniti (dove il medico opera abitualmente). Lo sottolineano le forti proteste per il modo «irresponsabile» e «ingiustificabile» – parola di padre Federico Lombardi – con cui una notizia «totalmente infondata» è stata data e accreditata.
Già: hanno voluto titolare che il Papa è malato, mentre anche questo triste caso conferma che (non solo, ma soprattutto) nel nostro Paese «l’informazione è malata». Malata di pressappochismo. Malata di presunzione. Malata di sensazionalismo manipolatorio. Un morbo serio, sfibrante. E ognuno dei sintomi che ho appena richiamato ha un preciso perché.
Pressappochismo: leggete le ricostruzioni che mettiamo in pagina oggi – frutto del lavoro svolto, lo sottolineo, in poche ore da noi e dai colleghi di altre testate – e constaterete che le «verifiche» delle circostanze che avvalorerebbero la notizia del presunto cancro cerebrale del Papa sono… favolistiche nonostante – parola del direttore del Qn – si siano, quelle sì, protratte addirittura «per mesi». Sono eloquenti alcuni particolari che avrebbero dovuto essere rivelatori, come la vera proprietà (e l’uso) di un elicottero che non è affatto «papale», la realtà dell’incontro con il Papa (a ottobre non a gennaio, e in udienza pubblica), degli appuntamenti e degli impegni del medico nipponico a Roma e in Vaticano documentati – pensate un po’ – da lui stesso, con tanto di fotografie, in un blog su internet…
Presunzione: proprio la pubblicazione “a orologeria” di una storia mal verificata e condita da malevolenze anonime su un’uscita di scena dell’attuale Papa, dossier che si dichiara di aver tenuto nel cassetto per diverso tempo, rende palese l’intenzione di voler “pesare” in vicende importanti della vita della Chiesa, come il Sinodo che si sta per concludere. E si sente chiaramente che quest’altro fumo sprigionato alla fine del Sinodo ha colori diversi, ma la stessa tossicità di quello alzato – in modo altrettanto premeditato e mediaticamente organizzato – alla vigilia, con il «caso Charamsa».
Sensazionalismo manipolatorio: il culmine è raggiunto con l’intervista a un luminare dell’Università Cattolica – si noti la finezza dell’ateneo prescelto – sui cosiddetti «tumori benigni al cervello». Il professore viene fatto parlare senza che sappia minimamente che la sua voce verrà usata per accreditare una costruzione mediatica con al centro papa Francesco. Incredibile.
Il Papa, grazie a Dio, sta bene, e lo vediamo altrettanto bene: con i suoi molti anni, la sua energia, lo spirito che dimostra e lo Spirito che lo sostiene. L’informazione, invece, niente affatto. E non è certo il destino a essere cinico e baro… Prima ce ne renderemo conto e correremo davvero ai ripari, noi che l’informazione la facciamo, meglio sarà. Il discredito è mortale”.
Se il direttore Qn tiene, come abbiamo visto prima, a precisare che non c’è nessun secondo fine del dare una notizia come quella del Papa malato – “Siamo andati in pagina nel momento in cui abbiamo completato le verifiche sulla notizia, senza alcuna correlazione con la particolare situazione che la Chiesa sta vivendo durante il Sinodo. È il lavoro del cronista e non abbiamo mai pensato di fare una campagna o di entrare nelle dinamiche tra nemici e sostenitori di Francesco. Abbiamo soltanto trovato una pista, l’abbiamo seguita e ne abbiamo riscontrato l’autenticità”, spiega Cangini, l‘arcivescovo Victor Manuel Fernandez in un’intervista a Repubblica fa riferimento alla “strategia ‘apocalittica’, presente anche nella Sacra Scrittura e dunque in uso da più parti fin dai tempi antichi”. La strategia di “screditare chi ha il potere, parlare male di lui, diffondere su di lui notizie incredibilmente false, in modo che più persone inizino a pensare che occorra assolutamente arrivare a un ricambio, arrivare ad altro, insomma che la stessa persona diffamata sia debole, alla fine della sua parabola, che non ce la faccia più ad andare avanti”.
E non è l’unico a pensarla in questo modo. Anche il cardinale Walter Kasper pensa alla circolazione di questa notizia infondata come ad “un’azione di disturbo”. Come già la lettera privata inviata al Papa da 13 cardinali, ma sulla quale sono emersi tanti dubbi, fatta circolare anch’essa attraverso gli organi d’informazione. “Un po’ come la storia di Charamsa (il teologo che ha dichiarato la sua omosessualità al mondo presentando anche il suo ‘fidanzato’, ndr) – dichiara Kasper -.“Tutti hanno capito qual era l’intenzione, ma noi ci siamo detti: non lasciamoci manipolare. E non ha avuto nessun effetto sul Sinodo. Sarà così anche in questo caso”. “Chi avanza dubbi sulla salute del Papa lo fa per altri motivi”, dice il cardinale. “Certe persone sono nervose e ora guardano con apprensione all’esito del Sinodo, fuori e dentro. Del resto ad alcuni non piace questo Papa, mi pare evidente. Forse hanno cercato di influenzarci: ma noi facciamo il nostro lavoro, il Papa è in buona forma. È un tentativo vano”. “I lavori, anche con posizioni differenti e a volte contrapposte, si stanno svolgendo senza nessun condizionamento”, assicura Kasper. Sulla comunione ai divorziati risposati, “nessuno vuole toccare la dottrina. È una cosa pastorale, disciplinare. Per l’ammissione ai sacramenti si guarda alla coscienza della persona, si indica l’autorità del vescovo. Bisogna distinguere le singole situazioni, è chiaro, nessuno vuole un soluzione generalizzata per tutti”.
Nella guerra tra conservatori e progressisti, l’auspicio è che vinca infine l’applicazione coerente del messaggio evangelico.
Giornalista per caso. Anni di ufficio stampa in pubbliche istituzioni, dove si legge e si scrive solo su precisi argomenti e seguendo ferree indicazioni. Poi, l'opportunità di iniziare veramente a scrivere. Di cosa? di tutto un po', convinta, e sempre di più, che informare correttamente è un servizio utile, in certi casi indispensabile.
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