(fonte Max Pixel)
L’uomo sopravviverà a se stesso? E’ difficile dirlo ma secondo quanto denunciato all’ultimo Summit di Nairobi, la Terra sarebbe ormai prossima ad un punto di non ritorno per quanto riguarda gli equilibri ecologici. Solo drastiche ed improrogabili scelte in grado di fermare la deriva del declino potranno salvare la Terra e di conseguenza la stessa natura umana. Questo è quanto emerge drammaticamente dalle analisi e dalle considerazioni degli esperti che si sono ritrovati nella capitale keniota in questi giorni denunciando i rischi ed i pericoli che stiamo correndo.
Ma vediamo nel dettaglio lo stato di salute della terra così come evidenziato dagli esperti.
Allarme climatico. L‘Onu ha messo insieme una commissione di 250 scienziati presi da 70 Paesi del mondo che hanno lavorato per 6 anni per arrivare ad una conclusione molto inquietante: un quarto delle malattie e delle morti premature è dato dall’inquinamento. E’ scritto nell’ultimo rapporto commissionato dall’Onu sullo stato dell’Ambiente – il sesto Global Environmental Outlook: quasi un quarto delle malattie e delle morti a livello mondiale nel 2012 potrebbe essere collegato a inquinamento ambientale, soprattutto fra popolazioni in una situazione vulnerabile e in Paesi in via di sviluppo, dice il rapporto. O si aumentano drasticamente le protezioni ambientali, o città e regioni in Asia, Medio Oriente e Africa potrebbero vedere milioni di morti premature entro il 2050. Il rapporto Onu avverte anche che gli inquinanti nei nostri sistemi di acqua dolce possono essere una delle principali cause di morte
L’allarme sui rischi per il Pianeta afflitto da mali ambientali con il pericolo di milioni di morti premature per l’inquinamento di aria e acqua potabile – lanciato da un nuovo studio dell’Onu – rafforza il pressing sui governi, sollecitati a intervenire al più presto. A sostenere gli scienziati, tacciati da alcuni leader politici di essere catastrofisti, ora ci sono anche milioni di giovani che si stanno mobilitando da mesi per gridare questo Sos con il ‘Global strike for climate‘. Sarà uno sciopero globale da scuola e università in oltre 1.320 città in un centinaio di paesi nel mondo sulle orme dell’attivista svedese Greta Thunberg, che con il suo sciopero per il clima, dal settembre scorso ogni venerdì davanti al parlamento del suo paese, ha sensibilizzato il mondo intero sulla crisi climatica e il riscaldamento globale, diventando un simbolo non solo per i suoi coetanei sedicenni. In Italia, dicono i Verdi, sono coinvolte 140 città e siamo la seconda nazione al mondo per eventi, dopo la Germania.
“Siamo a un bivio. O continuiamo sulla strada attuale, che porterà a un futuro terribile per l’umanità, o ci concentriamo su un percorso di sviluppo più sostenibile. Questa è la scelta che devono fare i nostri leader politici, ora”. Lo studio – rivolto proprio ai responsabili politici – ricorda, tra l’altro, che l’inquinamento atmosferico è la principale causa di malattie e provoca tra 6 e 7 milioni di morti premature con perdite economiche stimate in 5mila milioni di dollari all’anno. Anche gli inquinanti nell’acqua dolce sono un grandissimo rischio: le infezioni resistenti ad antimicrobici e antibiotici possono moltiplicarsi e diventare fra le principali cause di morte in tutto il mondo entro il 2050. L’impatto sarà anche sulla fertilità maschile e femminile e sullo sviluppo neurologico dei bambini. In 740 pagine viene illustrata anche la situazione dei cambiamenti climatici, il rischio di estinzione globale di animali e piante, il degrado del suolo, l’inquinamento degli oceani. Lo studio è stato pubblicato mentre i ministri dell’Ambiente di tutto il mondo sono riuniti a Nairobi per la loro quarta assemblea per affrontare questioni critiche come, ad esempio, l’interruzione dello spreco alimentare, la promozione della diffusione della mobilità elettrica e l’eliminazione dell’inquinamento della plastica nei nostri oceani. Il mondo ha bisogno di muoversi “lungo un percorso di sviluppo più sostenibile – sostengono gli scienziati – ma i leader economici e politici si aggrappano a modelli obsoleti”. Serve una coscienza collettiva che induca a cambiare abitudini, da ciò che si mangia a come ci si sposta, da come si gestiscono i rifiuti a quale energia si utilizza. Per fermare il declino si è ancora in tempo.
Il congresso delle Nazioni Unite sull’ambiente in corso a Nairobi e lo sciopero per il clima domani in oltre cento Paesi nel mondo sono “una coincidenza fortunata, che spero imprima al summit dell’Onu il senso di urgenza che ci arriva da questi ragazzi”, scrive il ministro dell’Ambiente Sergio Costa su Facebook in un post dall’Assemblea in Africa. La manifestazione di domani “è importantissima, ancora di più dobbiamo sentire la responsabilità del nostro ruolo e delle decisioni. Io spingerò affinché vengano assunti impegni vincolanti in particolar modo sul marine litter”, i rifiuti in mare, prosegue Costa, annunciando che a giorni arriverà al Consiglio dei ministri “il mio disegno di legge Salvamare“, per consentire ai pescatori di “raccogliere e portare a terra la plastica pescata in mare”. “Serve un intervento normativo che ponga i Paesi davanti a un impegno concreto e preciso”, scrive il ministro dell’Ambiente, osservando che lo sciopero per il clima “è un’onda che si sta propagando in tutto il mondo tra i giovani e i giovanissimi a partire dal gesto di un’adolescente svedese, Greta, che ha deciso di far elevare il suo grido di allarme contro ‘gli adulti’ e i politici perché a suo dire le azioni dei governi non rispondono adeguatamente agli allarmi degli scienziati sul climate change. Questi giovani stanno chiedendo azioni concrete per il bene di tutti e per le generazioni future. È questo l’elemento di novità che contraddistingue questa forte carica emotiva che unisce l’Italia al resto d’Europa del mondo”. Costa evidenzia la “risposta forte arrivata dalle famiglie e dai singoli” alla campagna ‘plastic free’ che ha lanciato a giugno e il fatto che “ognuno di noi sta mettendo in discussione abitudini dannose e il proprio stile di vita”. Il ministro ha sottolineato infine i provvedimenti del governo sull’Ambiente (ad esempio contro il dissesto idrogeologico), la prossima adozione della direttiva europea sul divieto di vendita della plastica monouso e la firma di protocolli con alcune regioni contro la CO2.
Nei giorni scorsi a farsi carico delle preoccupazioni sui cambiamenti climatici era stato lo stesso Presidente della Repubblica Mattarella. “Siamo sull’orlo di una crisi climatica globale”, ha detto intervenendo al Teatro Comunale di Belluno in occasione della commemorazione della tragedia del Vajont. Ma “per scongiurare questo scenario apocalittico”, ha aggiunto, “occorrono misure concordate a livello planetario. Ed è questo il senso della sollecitazione da me sottoscritta, nell’autunno scorso, insieme ad alcuni Capi di Stato europei”.
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