Nulla sembra fermare la cupio dissolvi dell’uomo. Malgrado i vertici planetari e gli accordi tra Stati per evitare l’apocalisse ecologica, la Terra continua a fare i conti con il surriscaldamento globale. Secondo i dati diffusi oggi dall’Omm (Organizzazione meteorologica mondiale) il 2015 è stato il primo anno della storia in cui la presenza di anidride carbonica in atmosfera ha superato stabilmente la soglia di 400 parti per milione.
In alcune parti del mondo i livelli di anidride carbonica avevano giù superato questa cifra ma non si era mai arrivati a registrare un innalzamento globale così generalizzato. Non è però tutta colpa nostra.
La situazione è degenerata anche per la presenza del El Niño o ENSO (El Niño-Southern Oscillation), un fenomeno climatico che provoca un forte riscaldamento dell’acque dell’Oceano Pacifico nei mesi tra dicembre e gennaio (da qui il nome, in coincidenza della nascita di Gesù e il periodo natalizio) e che statisticamente si palesa una volta ogni tre o sette anni.
Inondazioni, perturbazioni nelle aree a lui più vicine ma anche forte siccità nelle zone più lontane, El Niño colpisce soprattutto i paesi in via di sviluppo, cioè quelli che dipendono maggiormante dalla pesca e dall’agricoltura.
Ma se è vero tutto questo, non si può negare che come avverte il Greenhouse Gas Bulletin emesso dall’Omm “l’evento di El Niño è scomparso, ma i cambiamenti climatici restano” e i nuovi rilevamenti sulla CO2 segnano “l’inizio di una nuova era della realtà climatica”.
Questo non vuol dire che gli attuali sforzi, dei singoli individui e degli Stati a livello internazionale per ridurre l’emissione di gas nocivi, i passi in avanti nelle tecnologie green, gli investimenti sulle energie rinnovabili sono inutili. Solo, per vedere i risultati ci vorranno ancora parecchi anni. La recente intesa raggiunta a Kigali per eliminare gradualmente idrofluorocarburi è stata elogiata dal segretario generale dell’Omm, Petteri Taalas, “ma – ha ricordato – il vero elefante nella stanza è l’anidride carbonica che rimane nell’atmosfera per migliaia di anni e negli oceani ancora più a lungo. Se non si affrontano le emissioni di CO2 non saremo in grado di affrontare i cambiamenti climatici e di mantenere l’aumento della temperatura al di sotto dei 2 grandi centigradi rispetto al livello dell’era pre-industriale”.
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