Mentre anche nella notte trascorsa sono state circa un centinaio le repliche del terremoto che il 24 ha sconvolto diversi paesi e frazioni nel cuore montuoso dell’Italia centrale, con un bilancio di 268 morti e ha fatto 267 vittime e 387 feriti, il Consiglio Nazionale dei Geologi fa sapere che oltre la metà del patrimonio edilizio non è stato realizzato con tecniche atte a garantire sicurezza in caso di eventi sismici. La Commissione Grandi Rischi, invece, fa sapere che nelle aree già colpite da terremoti negli ultimi anni “altre volte nel passato le sequenze sismiche hanno avuto una ripresa o si sono propagate alle aree limitrofe”. “Come emerge dalle prime risultanze dei danni provocati dal terremoto del 24 agosto- spiega – le criticità sono legate alle vulnerabilità tipiche delle varie tipologie edilizie storiche presenti non solo in questa zona, ma anche in buona parte d’Italia”. Occorre dunque aumentare considerevolmente la sicurezza “anche con interventi di miglioramento sismico limitati e localizzati,accompagnati da una adeguata manutenzione”.
Per il Consiglio nazionale dei Geologi “il 60% del patrimonio edilizio italiano è stato realizzato prima della Legge 64/1974, che ha introdotto le norme tecniche per la costruzione in aree sismiche, per cui è evidente la vastità del costruito potenzialmente coinvolto e l’enorme impegno economico, pubblico e privato, che deve essere messo in campo per dare loro sufficiente sicurezza”. Lo spiega Paolo Spagna, Consigliere nazionale dei Geologi e vice presidente della Fondazione centro studi del Consiglio nazionale dei Geologi. “La mancata prevenzione del rischio sismico è costata all’Italia dal dopoguerra ad oggi quasi 200 miliardi e un numero impressionante di vittime – denuncia Spagna -. Non possiamo più continuare così”.
“Un Paese che rispetta le legittime aspettative di sicurezza della sua popolazione e’ anche in grado di chiamare a raccolta tutte le migliori professionalità tecniche di cui dispone accademicamente preparate allo studio dei fenomeni sismici e lavorare con loro, fianco a fianco, per la soluzione dei problemi o perlomeno per ridurne il rischio”. Tuttavia, “in questo panorama davvero preoccupante, bene fa lo Stato a continuare a supportare con incentivi e detrazioni fiscali tutte queste opere antisismiche, ma purtroppo non basta- sottolinea il Consigliere nazionale dei Geologi- la strada maestra è e rimane la prevenzione. Riduce fino al 10% i costi generali e limita il rischio di perdite umane tra i 22 milioni di persone che vivono in zone ad elevato rischio sismico”.- “Servono tra l’altro leggi snelle, che semplifichino l’iter burocratico di avvio dei lavori nelle zone terremotate- auspica Spagna – cogliendo ciò che di buono è stato fatto per esempio dopo il terremoto in Emilia-Romagna del 2012, a seguito della Legge 122/2012 di conversione del DL 74/2012, ma che prevedano soprattutto la preventiva necessità di indagare il sottosuolo e la propagazione locale delle onde sismiche prima di ogni intervento di messa in sicurezza statica degli edifici”.
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