Ignazio Marino, gli scontrini, le contestazioni sulle spese effettuate in due anni di amministrazione della città e quella sorta di ‘fumus persecutionis’ che ha obbligato il Campidoglio a minacciare, qualora dovesse continuare la campagna offensiva nei confronti del sindaco di Roma a sporgere querela “per tutelarne l’onorabilità”. Perché, riferiscono i suoi addetti alla comunicazione, su viaggi e spese effettuate dal primo cittadino “il Campidoglio e il sindaco, andando ben oltre ciò che prevede la legge sull’accesso agli atti, hanno messo on line sul sito istituzionale il dettaglio di tutte le spese sostenute per la rappresentanza e i viaggi fatti con la carta di credito in dotazione: un gesto di totale trasparenza e novità assoluta per un comune italiano”.
Una ‘trasparenza’ nella quale però vede poco chiaro l’opposizione e non solo: la Procura della Repubblica di Roma, che ha aperto un fascicolo, senza ipotesi di reato e a carico di ignoti, in relazione proprio a quelle spese che la nota diffusa dall’ufficio del sindaco definisce: “ognuna motivata formalmente dal sindaco nelle modalità corrette e previste dalle norme”. L’apertura del fascicolo processuale ha fatto seguito agli esposti presentati da Fratelli D’Italia e dal Movimento Cinque Stelle. L’incartamento è stato affidato al pm Roberto Felici.
A margine di una conferenza stampa in Campidoglio, in riferimento all’esposto presentato dal M5S alla Corte dei Conti sulle anomalie riscontrate nelle spese del primo cittadino, il consigliere Marcello De Vito ha precisato che “questa è un’altra delle iniziative che porteremo avanti con il Codacons con il quale abbiamo iniziato una sinergia. Abbiamo avuto il merito di aver portato questi documenti all’attenzione dei cittadini. Sono stati pubblicati due anni dopo sul sito del Comune, e se sono stati pubblicati questo è un merito dell’azione del Movimento 5 stelle”. Riguardo la minaccia del Campidoglio di sporgere querela se la stampa non interromperà “questa campagna offensiva” sulle spese, De Vito ritiene invece che “se emergono degli atti e dei documenti, e dei consiglieri li portano giustamente all’attenzione di chi di dovere, questo non debba essere censurato, ma incoraggiato. Non deve essere temuto il giudizio di chi ha competenza e dell’opinione pubblica. Suona molto male questo voler nascondere o non voler parlare”.
Sempre che di campagna offensiva si tratti il voler vedere chiaro in una situazione dove spese eccessive e inopportune andrebbero prima o poi a pesare, o meglio a ‘pescare’, nelle tasche dei cittadini.
A tale proposito, FdI-An, per bocca del suo capogruppo in Campidoglio Fabrizio Ghera, fa sapere che “non c’è nessuna campagna offensiva“, solo “una necessaria e legittima richiesta di chiarezza che proprio dal sindaco non è mai arrivata”. Anche se sollecitata dalla Commissione Trasparenza davanti alla quale il chirurgo dem prestato alla politica avrebbe dovuto dare, come si aspettavano i suoi concittadini, una spiegazione ‘trasparente’ sul viaggio di Philadelphia, su tutte le precedenti missioni e sulle spese inerenti la carta di credito.
Invece è andata come è andata. Con l’intervento delle forze dell’ordine affinché la tesoreria consegnasse ai richiedenti dell’opposizione la documentazione richiesta.
A proposito della minacciata querela: “Chi lo paga l’avvocato – chiede Ghera –, forse il Comune sempre con i soldi dei romani? Perché se così fosse stiamo già predisponendo un altro, nuovo, esposto alla Procura”.
A.B.
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