36 miliardi di euro di manovra, 18 miliardi in meno di tasse, 11 miliardi di operazioni extradeficit all’interno del 3% imposto dall’Ue. Questi i numeri principali della legge di stabilità varata da Matteo Renzi il quale ha presentato il provvedimento, insieme con il ministro Pier Carlo Padoan, come “la più grande riduzione di tasse mai operata da un governo nella storia della Repubblica in un solo anno, un messaggio che va al cuore degli italiani e delle italiane”.
18 miliardi cui si aggiungono 3 miliardi di eliminazione delle clausole di salvaguardia. Conferma “sistematica” invece del bonus da 80 euro in busta paga per un complesso di 9,5 miliardi di euro di risorse. 1,9 miliardi invece andranno come incentivo al lavoro per le assunzioni a tempo indeterminato, e 800 milioni per le partite Iva.
Gli ammortizzatori sociali ammonteranno a 1,5 miliardi e viene aumentato del 70% lo “spazio di Patto” di stabilità per i comuni con 1 miliardo di euro. 500 milioni invece vengono stanziati per le famiglie, 300 milioni sono previsti per ricerca e sviluppo, 250 milioni per la giustizia. Previsti anche 50 milioni di contributo agli interventi in essere per fronteggiare l’emergenza Ebola che sta flagellando la Sierra Leone e la Liberia: Renzi ha convenuto con “l’impegno addizionale dell’Italia in termini di lavoro. Prendiamo sul serio la questione e raccogliamo l’appello di Ban Ki-Moon”.
E ancora: 1,2 miliardi vengono destinati al cofinanziamento, 150 milioni stanziati per Roma e Milano, 3,4 miliardi invece vengono mantenuti come fondo di riserva.
Una manovra che non crea deficit, secondo il titolare di via XX Settembre, ma anzi lo riduce “pur in un contesto di recessione e con sintomi di deflazione”. Per Padoan si tratta di una manovra “fortemente a favore dei lavoratori”, che “creerà lavoro” prevede “risorse per redditi bassi” e offre la “possibilità per i lavoratori di mettersi in tasca il Tfr. Che potrebbe generare una carenza di liquidità nelle imprese – ammette – e quindi c’è un accordo con il sistema bancario che compensa a costi favorevoli l’eventuale carenza di liquidità”.
Il ministro dell’economia parla anche di “ampi margini di miglioramento dell’efficienza”, ribattendo come i tagli a Regioni ed enti locali siano frutto di “un dialogo aperto da tempo”.
Tuttavia è proprio sui tagli che sarebbero stati concertati che si è arrivati allo scontro. Ai microfoni di Radio Anch’io Radio1, Padoan ha affermato che la pressione esercitata sulle regioni non ha “la logica di aumentare le tasse ma l’efficienza. Siamo convinti che margini più grandi ci sono, si tratta di dare gli stimoli gusti a cominciare dal Governo e lo stiamo facendo”, osservando però come sia plausibile che le imposte locali aumentino: “può darsi” ma “accanto ad un prelievo c’è una nuova destinazione delle risorse”.
Durissima la replica del presidente della Conferenza delle Regioni, Sergio Chiamparino, che in conferenza stampa ha definito la manovra “insostenibile a meno di non incidere sulla spesa sanitaria”. Chiamparino, pronto a rimettere il mandato “piuttosto che ritoccare l’Irap” ha osservato che l’intesa era sul “Patto per la Salute e il Fondo sanitario: il Patto viene così meno. Il Governo fa delle legittime e condivisibili manovre di politica economica ma usando risorse che sono di altri enti: l’elemento incrina un rapporto di lealtà istituzionale e di pari dignità”.
Gli fa eco il governatore del Lazio, Nicola Zingaretti: “nessuno si sottrae alla volontà di aprire una fase di rilancio del sistema Paese ma va fatta un’assunzione di responsabilità di tutti. Tagliare le risorse alle regioni che saranno costrette ad aumentare le tasse è come dire ‘vi invito a cena, faccio bella figura, ma paga qualcun altro’”.
“La Regione Lazio – ha spiegato – è finalmente alla vigilia dall’uscita dal commissariamento” sanitario; “se passassero questi tagli i cittadini vedranno vanificata la possibilità di vedere l’abbassamento delle tasse, che era già preventivato e figlio di una buona programmazione e di buon Governo”.
Luca Zaia e Roberto Maroni, governatori leghisti di Veneto e Lombardia, sono invece pronti alla “ribellione”. “Per le Regioni, quelle virtuose per prime, questa manovra passera’ alla storia come la legge del massacro – ha osservato Zaia- Sappiano i gabellieri di Roma che il Veneto non taglierà un euro del suo bilancio almeno, e men che meno toccherà la sua sanità di eccellenza finché non vedremo che altrove ne saranno stati tagliati 10 o 20”. “Concordo con presidente Zaia – ha affermato Maroni via social network – continua massacro Regioni virtuose, pronti alla ribellione in tutte le forme legittime”.
Il sottosegretario Graziano Delrio ha da subito ribadito piena disponibilità al confronto con le Regioni. Via twitter ha ricordato come “Abbiamo incontrato ieri il Trentino Alto Adige, oggi affrontiamo i temi della Calabria e dell’Umbria. Incontriamo volentieri presto il presidente della Conferenza delle Regioni”, e poi cercando di abbassare i toni ha ricordato come siano in corso “anche oggi e in questi giorni” tavoli di lavoro del governo con le Regioni “La legge di stabilità prevede in questo senso – spiega – di proseguire in un patto di autonomia e responsabilità, tra governo centrale e regioni, per i cittadini e la soluzione dei problemi dei territori”.
Più diretto il premier Renzi che, senza mezzi termini si rivolge ai governatori via twitter “Una manovra da 36 miliardi di euro e le regioni si lamentano di 1 in più? Comincino dai loro sprechi anziché minacciare di alzare le tasse”. La replica non si è fatta attendere “Considero offensive le parole di Renzi – ha chiarito Chiamparino – perché ognuno deve guardare ai suoi sprechi, e mi chiedo: nei ministeri forse non ce ne sono?”.
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