“Ce l’abbiamo fatta: via pluricandidature e capilista bloccati. Ora il sistema è tedesco. Ma cercheremo di migliorarlo ancora”. Così il deputato del MoVimento 5 Stelle, Danilo Toninelli commenta su Twitter le novità della legge elettorale, in discussione in Commissione Affari Costituzionali della Camera, in attesa di essere sottoposta al vaglio del Parlamento.
Le modifiche al testo sono il frutto di un’intesa, in verità piuttosto difficile, tra Partito democratico, M5S, Fi e Lega e che ora deve confrontarsi anche con le richieste dell’opposizione e dei piccoli partiti. Un confronto politico che nei giorni scorsi ha dato il via ad accese discussioni, soprattutto perché, nel caso molto probabile in cui si andasse alle elezioni anticipate ad ottobre, sarà il “Germanicum” (un misto tra proporzionale e maggioritario sul modello tedesco) a dettare le regole ai votanti nella scelta dei candidati.
Vediamo ora nel dettaglio i correttivi al maxi emendamento presentato giovedì scorso dal deputato Pd Emanuele Fiano. Nella nuova legge per la Camera il territorio nazionale viene diviso in 25 circoscrizioni, a loro volta divise in 225 collegi uninominali. Rimangono fuori i collegi esteri (per un totale di 12 deputati e 6 senatori), il Trentino-Alto Adige e la Val D’Aosta, dove rimangono valide le regole introdotte con il Mattarellum (9 collegi uninominali all’inglese e tre di recupero proporzionale). Al Senato invece i collegi corrisponderanno alle regioni.
La scheda sarà sempre una (e non due come in Germania) quindi i cittadini metteranno una sola X che designerà il candidato al collegio uninominale associato alla lista corrispondente. Non sarà quindi possibile il voto disgiunto, cioè la possibilità di votare un partito diverso da quello del candidato scelto nel collegio uninominale. Resta la soglia di sbarramento del 5% e che sarà la stessa sia alla Camera che al Senato.
Per quanto riguarda le pluricandidature, non sono proprio sparite: è infatti ancora previsto che un candidato possa presentarsi in un collegio uninominale e in un solo collegio plurinominale, ma nella prima stesura erano consentite pluricandidature fino a un massimo di tre. In favore hanno votato Pd, M5s, Lega, Mdp e Fi. Su questo punto e su i capilista bloccati avevano insistito molto anche Gianni Cuperlo, Andrea Orlando e l’area del Pd che a loro fa riferimento. Il punto di caduta raggiunto quindi riappacifica il Partito democratico in un momento in cui è importante che l’unità interna prevalga in vista delle amministrative di domenica prossima.
Inoltre Ettore Rosato, capogruppo Pd alla Camera, ha annunciato che è allo studio uno strumento per andare incontro ai partiti più piccoli: “C’è un emendamento che prevede che, nel caso non si vinca nessun collegio, prima di far scattare il listino del proporzionale, si fa scattare il miglior perdente: i più piccoli non avrebbero così la lista bloccata”.
Come sottolinea Luigi di Maio però, il percorso della legge elettorale “è tutto in itinere. Nelle prossime ore vedremo anche quale sarà l’evoluzione sugli emendamenti accantonati. L’obiettivo non è approvare il nostro emendamento, ma che quello che c’è scritto nei nostri emendamenti venga fatto proprio dalla maggioranza e quindi entri nella legge elettorale”.
P.M.
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